Intervista a Francesco Ficco (Kartoons) Novembre 2014

Quella che segue è la prima intervista di una serie dedicata ai musicisti di Cosenza che ho realizzato per il quotidiano La Provincia di Cosenza.



È un tiepido pomeriggio autunnale quando Francesco Ficco, voce storica dei Kartoons, ci accoglie in casa per iniziare questo viaggio nella scena musicale cosentina. In sottofondo la musica del nuovo (?!) disco dei Pink Floyd ci spinge subito a parlare di quanto sia inutile raschiare il fondo del barile come hanno fatto Gilmour e soci in questa occasione, meglio che si godano una pensione dorata, e per  noi mettere su Spiderland degli Slint più adatto alle nostre corde e a sostenere la scia di ricordi che emergeranno. Francesco può essere a giusta ragione considerato uno dei prime movers della scena rock bruzia, anche se probabilmente come tale non è mai esistita. Gli stessi Kartoons possono essere considerati come "l'unica" band dedita al rock'n'roll di derivazione sixties, anche se a loro si possono accostare i Jims di Fiorenzo "Fio" Marino "un ragazzo simpaticissimo che propone brani originali di rock'roll ma non ha nessuna intenzione di registrarli per produrre un disco". Ma cos'è il Rock'n'roll per Francesco Ficco? <<Più che uno stile di vita direi un'attitudine. Di questo me ne sono reso conto dopo molto tempo perché quando ero ragazzo, sul finire degli anni settanta, lo vedevo come uno svago per uscire da certi schemi che la società imponeva. All'epoca Cosenza era nel medioevo, non solo  musicalmente parlando, ma un po' in tutto>>. In quegli anni tutti avevano un amico o un fratello maggiore che faceva da guida nel mondo del rock. Ma in Italia imperversava il Progressive di Genesis, King Crimson etc. <<ma era un rock difficile da ascoltare per un ragazzo. Canzoni lunghe, giri armonici difficili da riprodurre, ma che non davano soddisfazione come i Beatles o Elvis, che sono stati i miei primi amori>>.
Per un ragazzo che voleva anche imparare a suonare la chitarra era tutto molto difficile. <<Per fortuna dopo un paio di mesi che mi avevano indottrinato con queste porcherie, scoprii come tutti il punk, attraverso un servizio in tv della trasmissione Odeon, un articolo della rivista Ciao 2001, ma soprattutto dei primi 45 acquistati: "Sheena is a punk rocker" dei Ramones, "the passenger" di Iggy Pop e "Holiday sin the sun" dei Sex Pistols chemi risvegliarono>>. Il punk è stato una sorta di chiamata alle armi che inizia a riunire alcuni personaggi "storici", l'incontro con Rob Leer la formazione dei primi gruppi cittadini. Tra i primi gruppi che si ricordano i No Exit da una cui costola nacquero i Clockwork Orange <<di questi ricordo che erano simil Devo e non credoci fosse nulla di simile in Italia. Parliamo del 1980, anno in cui registrarono da Raffaele Borretti (famoso jazzista cosentino n.d.a) un disco che forse non vide mai la luce, almeno che io ricordi. Erano gli anni in cui formammo il primo nucleo dei Lager che però restavano ancora chiusi in cantina>>. All'epoca non esistevano spazi per i concerti, se si esclude l'Unical e qualche situazione estemporanea. La nascita dell'associazione Alta Tensione, portò i primi concerti nei teatri cittadini con le esibizioni di Gaznevada, Wind Open e Shotgun Solution. Poi ne seguirono altri negli anni, ma erano tutti sporadici non esistevano promoter, locali, organizzatori capaci di sostenere una programmazione. Nel periodo scolastico si formano i Lager, partendo da una formazione a cinque elementi, che nel breve volgere del tempo si ridusse a tre <<attraversando tutti gli anni 80>>.
Erano anni in cui nessuno si sognava di eseguire musica che non fosse scritta di proprio pugno: <<ricordo un contest all'Acquario, dove c'eravamo noi, Rob Leer, ed altri gruppi tra cui uno che si esibì con sole cover di Beatles, Eagles e musica italiana varia che "raccolse" parecchie verdure sul palco>>. Erano anni in cui i ragazzi erano affamati di musica rock <<perché in città si trovavano dischi che non trovavi neanche nelle grandi piazze. Grazie alla lungimiranza di Natale Piro, si trovavano tutti i generi più "nuovi" fuori dal comune>>. Tornando ai Lager ricordiamone la formazione più stabile con Ficco, Oreste Pellegrino Lise e Andrea Buccieri: <<Oreste era quello di noi che aveva maggiore cultura musicale e fra i tanti bassisti provati, era quello realmente intenzionato a fare parte di un gruppo, mentre Andrea è stato il batterista più longevo. Anche se non eravamo bravissimi a suonare, iniziammo subito a comporre pezzi originali, e questo ci ha portato a definire il nostro stile>>. Siete stati sempre in bilico fra Mod e Garage <<il circuito mod ci ha dato la possibilità di esibirci nei primi live, anche se era limitato a poche situazioni che si svolgevano prevalentemente a Milano, Roma, Viareggio, Pisa e Rimini. Posti dove, finchè abbiamo potuto, andavamo a suonare gratis. Poi quando dall'America arrivò il revival garage, con la grande attenzione della stampa di settore, si aprì un circuito più largo che ci portò a suonare più spesso>>. Forse quello che mancò era il fatto di fissare su di un disco il vostro repertorio. <<Eravamo totalmente anarchici, non accettavamo alcun tipo di compromesso, cosa di cui ci siamo pentiti, con il senno di poi, e che ci portò gradualmente allo stop>>.
Poi venne un lungo stop nel periodo 1989-1992, dal quale nacquero i Kartoons. <<in realtà ci ripresentammo sotto il nome di Killers, con la stessa formazione. Giusto il tempo di qualche concerto e la realizzazione di un demotape che non vide mai la luce. Nel 1992 andai a trovare degli amici in sala prove, che suonavano cover di pezzi garage anni '60, e mi misi a cantare. Dato che il ruolo era vacante venne naturale che lo prendessi io, entrando a far parte dei Kartoons>>. Paradossalmente questo dei Kartoons è il vero progetto musicale che ha trovato uno sbocco per cosi dire "professionale". <<Negli anni ci siamo assestati come formazione e spostando leggermente il tiro dal garage degli anni '60 al power pop di oggi con una forte impronta chitarristica>>. E nonostante i tempi difficili per la discografia, siete riusciti con non poca caparbietà,  a incidere dei dischi di pregevole fattura, naturalmente riccorrendo all'autoproduzione:<<tutto è dipeso dal cambiamento radicale che è avvenuto in questi anni. Mentre agli inizi bastava pagarsi lo studio di registrazione e poi trovare una casa discografica disposta a pubblicare il disco, oggi - continua Ficco - che le case discografiche in pratica non esistono più,  se non quei pochi eroi che ancora ci credono e lo fanno per passione, oggi bisogna fare tutto da soli per lasciare qualche traccia, anche perché senza di quello non avrebbe senso continuare. Per questo bisogna dare merito a Johnny ed al suo studio casalingo che ha permesso al gruppo di avere gli stimoli giusti per continuare>>. A proposito di eroi uno da segnalare potrebbe essere Tiziano Rimonti di Area Pirata che distribuisce il vostro ultimo disco <<grande Tiziano, a lui la parola eroe calza a pennello>>.
Parlando della nostra Cosenza,  nonostante quello che si pensa,  è sempre stata una città difficile per chi vuole esprimersi attraverso il rock'n'roll. <<Da noi manca la cultura del rock'n'roll a livelli di massa giovanile, i ragazzi di oggi sono "globalizzati" dal pensiero dominante che può essere individuato nel rap. I ragazzi non scelgono di venire ad un concerto di rock, ed anche noi che per scelta non suoniamo davanti a gente che mangia, difficilmente li incontriamo>>. Siete un po' delle mosche bianche <<in effetti è così perché qui non esiste spazio per il rock'n'roll, una musica che gira meno che in altri posti, anche perché credo che sia la musica piu discriminata che esista in Italia>>. Anche per via del fatto che il cosidetto mainstream ha veicolato in Italia un'idea distorta di rock, perché sepassa l'assunto che rock è Vasco Rossi o Ligabue è chiaro che siamo lontanissimi dai Kartoons. <<Ma mainstream sono anche gli U2 o i Pink Floyd, con i quali non puoi mai rapportarti, perché loro combattono una guerra mediatica. Meglio sarebbe parlare di gente come Paul Weller o Johnny Marr, che portano avanti un certo stile ed hanno un pubblico ed un target limitato,  con i quali si rapportano>>. A proposito chi sono i tuoi eroi musicali? <<Lou Reed su tutti con i Velvet, poi John Lennon. A questi affianco proprio Paul Weller che nel period Jam ha influenzato molto il mio stile, senza dimenticare naturalmente Pete Townsend,  per rstare nella cultura mod>>. Essere un mod a Cosenza cosa rappresentava? <<Non era semplice perché all'epoca (primi anni ottanta) ancora esistevano le bande in città che ti picchiavano solo perché vestivi "strano", e quindi eri diverso>>. L'essere diverso non spaventava <<no, semmai era come un'ancora di salvataggio. A metà degli anni settanta la città era divisa in caste. Alcune zone erano off limits, via popilia, torre alta,  il centro storico, gli stessi genitori tendevano a fare frequentare ai propri figli ragazzi provenienti dagli stessi ambienti, non c'era integrazione tra i quartieri>>. Un po' come frequentare piazza Kennedy o Palazzo degli Uffici <<quella era una divisione più dettata dall'interesse politico, che diventava zona d'appartenenza>>. Ma a Cosenza non èmai esistita una musica di destra o di sinistra <<questo no, a meno che non consideriamo i cantautori che a metà anni settanta erano ascoltati solo da gente di sinistra, mentre quelli di destra ascoltavano 'merdaccia' cioè musica da discoteca. Ma in realtà questa suddivisione non veniva percepita più di tanto>>. Non è che poi i cantautori fossero tanto meglio <<Erano tanto noiosi quanto terribili in fatto di look. Ricordi il look autonomo,  eskimo e roba del genere che soprattutto nelle ragazze annullava ogni parvenza di femminilità: una cosa terribile>>. A questo proposito ti chiedo se esisteva del rock al femminile. <<non esisteva nulla, magari le trovavi tra il pubblico ma difficilmente le vedevi sul palco.  Le uniche che misero su una band al femminile furono le nostre fidanzate dell'epoca,  le sorelle Giannice  formarono un gruppo, di cui non ricordo il nome, ma durarono lo spazio di un mattino.>>

Tornando al Ficco musicista ricordi la tua prima chitarra? <<un Natale mi regalarono una Eco Cobra 2, ben fatta. Dopo un anno passai ad una chitarra giapponese simil Les Paul che era una vera bomba, ma il sogno divenne ben presto la Rickembecker che trovai nel 1983 a Roma. Un modello Ross Morris, dal nome dell'importatore inglese, del 1967 pagata mezzo milione di lire, che oggi vale molto di più>>. Oggi possiedi una bella collezione <<si e come tutte le cose, devo stare sempre attento perché diventa come una malattia, si tende sempre ad aggiure pezzi, e si può facilmente diventare maniaci>>. Che differenza fa suonare un tipo di chitarra piuttosto che un altro? <<dipende sempre dal suono che hai in mente, la Rickembecker è semi acustica con la cassa che all'interno non è tutta piena, con un design particolare, poi la mia è costruita con dei legni che non si usano più,  così come i pick up epoi ha dei componenti che non tutti i costruttori utilizzavano, per cui ha questo suono reso celebre da Beatles e Byrds>>. Pensando a quest'ultimi mi viene in mente il suono jingle jangle un genere definito proprio dal suono di un particolare tipo di chitarra:<<l'unica dodici corde elettrica ad avere le corde disposte al contrario della maniera standard, con i cantini che vengono dopo della corda normale>>. Torniamo ai Kartoons di oggi quest'anno avete pubblicato "World Gone Down" una scelta chiaramente controcorrente rispetto al panorama discografico di casa nostra <<anche se oggi può apparire anacronistico pubblicare dei cd perché non esiste un circuito distributivo e, se vogliamo, neanche un pubblico di riferimento, ma era importante dare una vita ufficiale a queste canzoni, anche perché ci danno la possibilità di esprimere quello che pensiamo sui tempi che viviamo>>. Ma non è frustrante pubblicare un disco ben sapendo che susciterà l'interesse di pochi appassionati?  <<Un po' si ma anche questo è un falso problema, per noi è importante esprimere un punto di vista sulla realtà,  indipendentemente dalla massa piu o meno grande a cui arriva. Oggi che poi le band che suono sono tantissime, così come i dischi che vengono pubblicati, un assurdo se si pensa che non esistono quasi più le etichette discografiche, tutto diventa segno di una cultura oramai in declino>>. Un altro paradosso riguarada i locali in cui poter suonare che sono tantissimi con una programmazione quasi sempre satura. <<combattono una guerrra tra poveri, organizzando più eventi contemporaneamente, destinati ad un pubblico unico, che andrebbe fatto ruotare  di locale in locale, facendo girare l'economia dappertutto>>. Tra l'altro oggi il pubblico che va ai concerti, quasi sempre ci va perché è un'occasione di incontro piuuttosto che perché si è interessati realmente alla musica <<sono ragazzi cresciuti con altri interessied hanno un approccio diverso rispetto al nostro. Non conoscono il gusto di andare in un negozio ad acquistare un Lp, perché lo trovano in maniera più facile sulla rete, è un valore che si è perduto>>.
Pensi che esista una prospettiva di futuro per la Cosenza musicale?
<<Più che altro lo spero. Prima o poi arriverà uno stop alla globalizzazione imperante, che farà ripartire tutto da zero>>. Ti affascina ancora la ricerca musicale per arrivare alla scoperta di qualcosa di innovativo nella musica? <<Quello sempre, perché è un po' il sale della vita>.

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