Bob Mould live at Estragon, Bologna 15.10.2016

Bob Mould live @ Estragon 


Ritorno a pubblicare un post su questo blog da tempo immemore, per una serie di ragioni che ,magari spiegherò in altra occasione, visto che ora potrebbe interessare davvero poco a chi torna su queste pagine per leggere di un concerto memorabile. Da quando sono state annunciate le due date italiane del tour a supporto di "Patch The Sky" sul mio calendario di eventi da seguire in questo 2016, sono state subito cerchiate in rosso, anche perché Milano e Bologna, seppure lontanissime da Cosenza, oggi sono abbastanza comode da raggiungere grazie ai voli low cost ed ai tanti amici sparsi nelle due città, pronti a dare ospitalità a questo incallito viaggiatore del rock'n'roll quale sono. Poi nell'approssimarsi delle date, un po' per gli impegni di lavoro, ed un po' perché sopraffatto dalla "vilienza" cosentina, stavo per mancare ad un incontro che non mi sarei mai perdonato in seguito.Poi complice i rumors sulla rete che mi hanno fatto desistere dalla data milanese, spostata ai Magazzini Generali, un luogo a detta di tutti dove la musica si ascolta male, ho focalizzato la mia attenzione sulla data bolognese, che presentava un appeal maggiore vista la presenza in città della mostra "David Bowie is" nella quale mi sono fiondato in mattinata per godermi in tutta calma di questo meraviglioso allestimento che invito davvero a non perdere, visto che siamo agli ultimi giorni (al Mambo di Bologna fino al 13 novembre prossimo). 
The A Number Two (1986-1992) 
Uscito dalla mostra (ore 16.00!) ricevo la "chiamata alle armi" dell'amico Marco Sanchioni da Fano, a cui mi lega una lunga amicizia nata proprio dalla comune passione per la musica degli Hüsker Dü, ai tempi in cui lui conduceva una bella band chiamata The A Number Two.

Al telefono sento la sua voce che dice: "io sono gia quì, zio Bob arriva alle 18.00 e devo farmi autografare dei dischi e magari riusciamo a farci una foto". Il tempo di arrivare nella sperduta landa del Parco Nord e ci piazziamo in attesa che Bob Mould arrivi. Il tempo trascorre in fretta con Marco che ci racconta, a noi si erano aggiunto nel frattempo Enrico Tallarini ed un suo amico di cui non ricordo il nome, il concerto milanese svelando una scaletta che in verità, è quella abbastanza blindata riproposta in quasi tutte le date. Siamo in quattro non rappresentiamo alcun pericolo, eppure l'autista che porta zio Bob all'Estragon tenta di metterci i bastoni tra le ruote nascondendo la discesa della band dal pulmino, pensando che ce ne saremmo andati con le pive nel sacco. Ma il giovanotto non aveva fatto i conti con la tenacia di due irriducibili fan degli Hüsker Dü, ed un collezionista di selfie con le celebrità del rock. Così restiamo in paziente attesa della fine del soundcheck, peraltro brevissimo, quando sbuca il bassista Jason Narducy, per una breve passeggiata nel nulla condita da sorrisi per i quattro irriducibili in attesa. Passano pochi minuti dal suo ritorno ed ecco spuntare zio Bob con tanto di penna già in mano per impreziosire i vinili di un raggiante Marco Sanchioni. Pochi minuti conditi di tanta gentilezza e qualche scatto fotografico, con Bob Mould che trova anche il tempo di apprezzare la cover del mio cellulare griffata Radio Birdman, che faranno la nostra felicità.Tenacia e pazienza sono state ripagate come si deve, ma mancano ancora più di due ore per l'inizio del concerto, per cui possiamo andare a consumare una frugalissima cena. Ritorniamo intorno alle ore 20.30 giusto in tempo per essere i primi ad accedere all'interno del locale e guadagnare la prima fila sotto il palco. Nell'attesa cominciamo a spargere la voce del compleanno in arrivo di li a qualche ora per Bob Mould e stabiliamo quando sarà il momento di fargli gli auguri da sotto il palco.

IL CONCERTO. 

Puntuali alle ore 22.00 salgono sul palco Jason Narducy bassista con un trascorso nei Superchunck e fondatore della band seminale di Chicago Verböten, il batterista Jon Wurster (The Mountain Goats e Superchunck), entrambi ora nella band Split Single di cui uscirà a breve il nuovo album "Metal Frame", e naturalmente Bob Mould alla Chitarra. Il tempo di inserire il jack ed è subito delirio con un trittico al fulmicotone, targato Hüsker Dü: "Flip Your Wig", "Hate Paper Doll" e "I Apologize" (vedi video in fondo all'articolo) mettono subito le cose in chiaro. I tre non faranno prigionieri questa sera e si lanceranno in una cavalcata elettrica che è continuo rimando tra le varie fasi della carriera di Mould e la nuova produzione. Subito a seguire due classici degli Sugar quali "A Good Idea" e "Changes" cui seguirà il primo estratto da "Patch The Sky" quella "The End Of Things" che sembra essere proprio un 'estratto dell'epoca di mezzo, quella appunto degli Sugar. La band è affiata ed in splendida forma, Mould ricama riff di chitara andando su è giù per il palco, Jon pesta a dovere pelli e piatti, e Jason spettacolarizza le linee di basso con una presenza scenica da manuale. La parte centrale del concerto è riservata all'ultima produzione di Mould con "The Descent" unico estratto da SIlver Age, "I Don't Know You Anymore", "Hey Mr. Grey" e "Tomorrow Morning" da Beauty & Ruin e da buona parte dei brani contenuti in "Patch The Sky" tra le quali non poteva mancare una splendida versione di "Hold On".





Senza un attimo di pausa, i brani si susseguono pigiando sempre più sull'acceleratore e bisogna attendere l'esecuzione di "Hoover Dam" e "No Reservation" (unica concessione a Warehouse: Songs and Stories degli Hüsker Dü) per avere un po' di tregua. Ma l'apoteosi è dietro l'angolo, quando vengono eseguiti gli estratti da Zen Arcade. "Something I Learned Today" e "Chartered Trips" insieme a "Celebrated Summer" eseguita durante il bis, mettono a dura prova il cuore del sottoscritto e preparano il gran finale cui si arriva attraverso due dei brani più potenti di "Patch The Sky": "Black Confetti" e "Daddy's Favorite" che preparano alla grande il rituale del bis. Al ritorno sul palco compare anche la torta di compleanno con tutto il pubblico a cantare "Happy Birthday Mr. Bob" che ringrazia con una superlativa versione di "In A Free Land" il classico della prima era degli Hüsker Dü.




Durante il bis si raggiunge il climax di una serata speciale che i presenti faticheranno a dimenticare ed alla quale si aggiungerà come ciliegina sulla torta, il post concerto vissuto nel backstage, con Bob Mould intento a distribuire fette di torta a tutti i presenti. Poi i saluti finali conditi da incontri inaspettati con vecchi planetari come Paola Bianco e Alberto Petrucciani, ed il loro cortese invito, ahimé declinato, a spostarci al concerto di Mike Watt. Una considerazione finale sul pubblico, decisamente sopra gli anta, con pochi giovani in sala, quasi che viene da pensare che il rock, sia oramai una musica per vecchi irriducibili come il sottoscritto, mentre i giovani sono fagocitati da altri suoni oppure altri nomi con più hype, che difficilmente raggiungono i vertici artistici di gente come Bob Mould. E così tocca a noi custodire al meglio questa genia di musicisti che hanno lasciato un segno indelebile nelle nostre vite.

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