Recensione - Le Cronache di Nanna di Nunzio Scalercio - Teatro dell'Acquario 02.01.2016
Puntuale come il discorso di fine anno del Presidente
della Repubblica, come i “turdiddri”
e le “scalille”, la “pitta ‘mpigliata”, le “crucette” e le restanti tradizioni culinarie
natalizie con sua maesta “u cuddrurieddru”,
ancora una volta si è rinnovata al Teatro
dell’Acquario, la messa in scena del nuovo spettacolo di Nunzio Scalercio. Il classico one man
show dell’attore bruzio si è sviluppato secondo un canovaccio consolidato in
cui il popolare webmastru ha
ripercorso gli avvenimenti del 2015 cosentino che hanno fornito più di uno
spunto per la sua pregevole arte satirica. Partendo dalle leggende che hanno
riempito la cronaca politica e sociale locale degli ultimi dodici mesi, in cui
realtà, finzione e mistificazione si intrecciano fino a confondere e
confondersi, e che tradotte nel linguaggio bruzio diventano “na nonna”, Scalercio estrae dal
cilindro un titolo geniale per lo spettacolo che, parafrasando una celebre saga
fantasy, diventa “Le Cronache di Nanna –
A quadara, nicola e ru stipu”. E come in tutti gli spettacoli che si
rispettano, anche in questo il bersaglio è un famoso politico locale, citato
con il solo nome di battesimo, ma perfettamente riconoscibile, che serve da
filo conduttore per raccontare un anno di follie politiche che sembrano si
siano sviluppate per dare la stura ai
monologhi, gli intermezzi musicali con le canzoni parodia e i classici
doppiaggi “ara cusentina” che compongono gli spettacoli di Scalercio. In quasi
due ore di spettacolo, l’autore cosentino mette in mostra tutta la raffinatezza
di attento osservatore della realtà che lo circonda, per trasformarla in gag
esilaranti dove la satira è tanto feroce quanto calzante, capace di mettere
alla berlina i potenti di turno facendoli diventare personaggi grotteschi che
suscitano tenerezza più che rabbia. Con la bravura che lo contraddistingue,
Scalercio mostra di sapere stare “sul pezzo” inserendo all’ultimo minuto una
efficacissima parodia di Piero Pelù
alle prese con un accelerato corso di cosentino per rimediare alla gaffe dei
peperoncini giallorossi, con cui si era presentato sui social prima del
concerto di capodanno. Un esempio mirabile di come Scalercio sappia cogliere
ogni minimo spunto della cronaca per trasformarlo in qualcosa di esilarante. Lo
spettacolo si dipana per quadri, con inframmezzati interventi di alcuni ospiti
che arricchiscono lo spettacolo. Annarita
Laganà legge una rivisitazione scalerciana della favola di Cappuccetto
Rosso, mentre il fido Antonello Anzani
rilegge in versione cosentina “L’Isola
che non c’è” di Edoardo Bennato, mentre a Francesca Florio è
affidata la tenera e fantastica
storia d’amore tra una buca ed un
cordolo spartitraffico. Non manca l’intervento “esterno” richiesto da Scalercio ad altri autori attraverso la rete,
con un pregevole intervento di Michele
Giacomantonio che ha trasformato in una leggenda alcuni avvenimenti della
politica cosentina, dell’anno appena trascorso. Tra imitazioni esilaranti (una
davvero memorabile che non cito per non svelare uno dei momenti vincenti dello
spettacolo), doppiaggi, cover musicali già proposte in altre occasioni, lo
spettacolo scorre con ritmo incalzante, non dando alcuna tregua allo
spettatore, trascinato da un quadro all’altro di uno spettacolo in un
susseguirsi di situazioni comiche che mettono in mostra la genialità di Nunzio
Scalercio.
Lo spettacolo andrà in replica il 4 gennaio sempre al teatro dell'Acquario.
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