Post

Visualizzazione dei post da 2021

20 dischi per ricordare il 2021 (Gli album più ascoltati nell'anno)

Immagine
  Le classifiche di fine anno sono oramai una consuetudine un gioco che non pretende di essere, almeno quì, una verità assoluta. Questi sono i nostri migliori dischi dell'anno, perché alla fine sono quelli che ho ascoltato di più.   1.       1. Pist Idiots – Idiocracy Anche quest’anno il rock australiano ha sfornato diversi dischi di pregevole fattura nel solco di una tradizione oramai consolidata, sebbene non abbia più la grande visibilità di metà anni 80 e, tolte poche eccezioni (Tame Impala, Pond, Tropical Fuck Storm, King Gizzard & The Lizard Wizard, Rolling Blackouts Coastal Fever) difficilmente vengono poste all’attenzione da media e siti web specializzati. Tocca come sempre al fiuto dei curiosi oppure al passaparola molto sotterraneo per scoprire gruppi eccellenti come i Pist Idiots nascosti nel sottobosco della musica mondiale. “Idiocracy” è il primo album del quartetto nato e cresciuto nei pub dei sobborghi di Sydney, che arriva dopo tre eccellenti Ep infarciti di si

No Strange - "...E Continuerò Ad Esistere" (Area Pirata/Psych Out)

Immagine
  Da quando la carriera discografica dei No Strange , avviata nel lontano 1985, ha trovato una certa regolarità nelle uscite (dal 2011 ad oggi), ogni album del sodalizio artistico di Salvatore ‘Ursus’ D’Urso e Alberto Ezzu suscita un senso di spasmodica attesa tra gli aficionados della band torinese, nonché tra tutti coloro che sono mossi da sincera passione verso la psichedelia che spazia dalle influenze del folk di Canterbury sino al krautrock, inglobando dentro mille altre sfumature che rendono i No Strange un gruppo fuori dal comune. Dopo l’ottimo “Mutter Der Erde”   ( recensione quì ) che potremmo forse classificare come l’album più “facilmente assimilabile” dei No Strange, c’era una certa curiosità di sentire dove sarebbe approdata la musica del gruppo, per alimentarne la linfa vitale. “…E Continuerò ad Esistere” in un certo  senso rassicura che la formula musicale non viene stravolta in nessuna sua componente, seppure sembra riservare in ogni suo passaggio, la sensazione

Giancarlo Frigieri - Sant'Elena (New Model Label, 2021)

Immagine
Per il suo nono album cantato in italiano, da quando ha intrapreso la sua carriera solista, Giancarlo Frigieri ha scelto di proporre agli ascoltatori un disco scarnificato al massimo presentando le nuove canzoni solo in versione chitarra e voce registrate in presa diretta quasi come fosse nella versione live con la quale si esibiva prima del lungo forzato stop dovuto al periodo della pandemia che ha azzerato la musica suonata dal vivo. La scelta di presentare queste nuove sedici canzoni solo accompagnate dalla chitarra acustica e di rado anche del suono dell’armonica, oltre che dalla sua voce, non è però da considerarsi come frutto delle contingenze del momento, perché sono frutto di una precisa scelta artistica che un artista del suo calibro può permettersi, non dovendo cercare quella popolarità di massa che certamente meriterebbe. Ecco allora che Sant’Elena diventa l’album della “parola” di Frigieri, quasi a volerci dire di avere storie più da raccontare che da cantare, come se

Elli De Mon – “Countin’ The Blues – Queens of the 1920’s” (Area Pirata, 2021)

Immagine
  Inizio con il fare mea culpa per avere scoperto un’artista come Elisa De Munari solo con questo album, il sesto, che è stato pubblicato da Area Pirata sia in versione vinile che cd. Eppure il suo nome non mi è nuovo visto che ha militato negli Alamdino Quite Deluxe , ma da quanto ha intrapreso una carriera di one-woman band con il nome d’arte di Elli De Mon , girando il mondo in solitario, Elisa ha approfondito il suo amore per il   blues arrivando ad   uno dei suoi massimi punti di espressione   con questo “Countin’ The Blues – Queens of the 1920’s” disco riservato a ripercorrere gli albori del blues attraverso le canzoni di dieci interpreti femminili che hanno rappresentato una vera rivoluzione per i temi trattati nei testi tutti volti all’emancipazione femminile dell’universo black woman. Il disco è nato dopo che Elisa ha pubblicato il libro “Countin’ The Blues – Donne Indomite (Arcana, 2020) dove ha approfondito gli studi su queste artiste afroamericane che all’inizio del ve

Trip Hill - "Aint Trip Ceremony" (Bad Afro, 2021)

Immagine
  La musica riconducibile al genere “psichedelia” ha una tradizione ben consolidata anche in Italia ed ha vissuto piccole età dell’oro seppure sviluppate sempre in ambito underground. Tra i tanti musicisti che continuano ancora oggi a sviluppare musica di pregevolissima fattura in quest’ambito c’è Fabrizio Cecchi   che con il suo moniker di Trip Hill porta avanti da metà anni novanta una ricerca sperimentale pubblicata in diversi album, dapprima pubblicati su cassetta e poi su vinile da diverse label, fino ad arrivare alle più recenti autoproduzioni, che sebbene siano edite su cd-r attraverso il suo personale Bandcamp, hanno una cura grafica (copertine in legno realizzate a mano) e sonora che nulla hanno da invidiare a release ufficiali. Uscito originariamente un anno fa proprio in questa veste l’ultimo lavoro “Ain’t Trip Ceremony” sta per essere pubblicato su vinile da una delle migliori etichette indipendenti europee, vale a dire la Bad Afro . Nonostante le difficoltà prodotte

Sky Of Birds - Matte Eyes/Matte Moon (Mia Cameretta, 2020)

Immagine
  Uscito sul finire dello scorso anno questo “Matte Eyes/Matte Moon”, secondo album sulla lunga distanza degli SKy Of Birds , ha stazionato a lungo sulla mia scrivania entrando e uscendo dal lettore cd con continuità, mostrando sempre la sua capacità di attirare l’attenzione del mio essere ascoltatore attento ma meno vorace di quanto il lavoro in radio mi spingeva a cercare sempre cose nuove da proporre.  Ecco spiegato il perché ci sia voluto tanto tempo per portarlo su queste pagine per approfondirne i temi che si sviluppano nelle dieci canzoni presenti su di un album che mette sin da subito una buona scrittura sia sui registri lenti, come la desertica “Flaws in Colour” che apre il disco, oppure negli episodi più ritmati come nell’ottima   “People Have Nothing” che si apre con una line di basso che sembra tirata giù da un album dei Pixies che ben presto si integra nella coralità degli altri strumenti, assumendo personalità più che originale. Ma è tutto il disco che vive su questi