Naftalinas - “Dieci Storie Sempre Al Limite Del Guaio” (Autoprodotto, 2020)
Con Antonio Bucci avevamo incrociato le nostre strade ai
tempi della sua militanza negli Pseudofonia, che tra il 2001 ed il 2004
pubblicarono due album (Tapirulant (Ludos 2001) e Piccole Vite Da Decifrare (UPR 2004) di pregevole
fattura dove s’intersecavano pop e folk, rock ed elettronica con un filo
conduttore a legare il tutto che era la tradizione della canzone d’autore
italiana.
Oggi lo ritrovo a capeggiare un progetto incentrato prevalentemente
sul suono dell’ukulele, dove gli stilemi della canzone d’autore vengono
sviluppati secondo una tradizione dallo swing leggero che da Fred Buscaglione
porta a Sergio Caputo, passando attraverso l’influenza di altri grandi Big come
Renato Carosone, Paolo Conte, Nicola Arigliano e Rino Gaetano.
Su queste basi è nato il progetto dei Naftalinas che oltre
al già citato Antonio Bucci comprende Davide Camilletti, Cesare Cortassa e
Vincenzo Vona. I quattro provengono da precedenti esperienze musicali molo
diverse e si sono conosciuti frequentando le pagine del sito www.ukulelisti.net e i diversi festival
riservati a questo strumento che si svolgono da anni in Italia, dove hanno
avuto occasione di esibirsi con il moniker scelto che, dapprima di arrivare
alle composizioni originali, era incentrato a toglie dagli armadi polverosi
della canzone italiana, diversi brani da reinterpretare con scanzonata
leggerezza, secondo uno stile originale che loro definiscono spaghetti swing
dove le canzoni ritrovate si mescolano con temi da colonne sonore, suggestioni
di film e tutto ciò che rappresenti un ricordo anche ancestrale.
I Naftalinas arrivano oggi a pubblicare il loro primo album
dal titolo “Dieci Storie Sempre Al Limite Del Guaio”
composto da otto originali e due cover, dove i testi sono sviluppati in
forma di piccoli racconti che spaziano dalla vita da marinai (uno degli abiti
di scena più usati nelle loro esibizioni) di “Mari del Sud”, a quella
romantica degli zingari girovaghi di “Tutti Vogliono Imparare A Suonare Il
Gipsy Jazz” che mette in pratica la lezione della mitica jazz band degli
Aristogatti.
La voglia di evadere da questo mondo ricco di brutture e di
egoismi che limitano le vite degli altri è ben raccontata in “Mondo Alieno”
ove la storia si dipana alla ricerca di un asteroide che viene invocato con un
irresistibile refrain. I ricordi di un’infanzia perduta riemergono con grande
nostalgia in “Argentina ‘78” dove le atmosfere tanguere sono metafora
perfetta nella conquista e perdita di un pallone da calcio che ci riporta tutti
bambini a giocare sul selciato dei nostri cortili.
Non mancano gli amori tormentati e le storie notturne che
avvolgono il finale del disco che è impreziosito dalle due cover presenti. La
prima è “Venti Chilometri al Giorno” portata al successo da Nicola Argliano
è qui impreziosita da un intro che altri non è che una versione per ukulele “Farewell
Cheyenne” dalla colonna sonora di C’era Una Volta Il West di Ennio Morricone, mentre
la seconda versione è riservata ad uno dei più grandi successi di Riccardo Del
Turco: “Figlio Unico”.
In definitiva “Dieci Storie Sempre Al Limite Del Guaio” è
un disco piacevole all’ascolto, molto ben critto ed arrangiato, che vuole
gettare uno sgaurdo su di un tempo andato non solo della canzone italiana, ma
anche creare un ponte sul suo futuro a colpi dello strumento hawaiano per
eccellenza.
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