Recensione The Reflectors - First Impression (Time For Action Records/Burger Records)



Quando qualcuno vi dice che il rock è morto, e che niente potrà più sorprendervi in un disco suonato prevalentemente con le chitarre, può anche avere un fondo di verità, ma di certo è qualcuno che ha smesso di cercare con curiosità di farsi sorprendere dall’ardore giovanile di qualche gruppo di ragazzi che, sparsi in giro per il mondo, continua a fare la cosa giusta: scrivere belle canzoni e nulla più. 
Così se appartenete alla schiera di quelli che cercano un nuovo capolavoro capace di cambiare il corso della musica che più amiamo, o un nuovo poeta che possa toccarvi le corde più profonde del vostro animo, potete passare oltre, perché non è questo il caso. 
Se invece cercate qualcosa da sparare a tutto volume nelle casse dello stereo o negli air pods di ultima generazione e che sia capace di farvi urlare a squarciagola i testi di ogni singolo brano con la spensieratezza degli anni della gioventù, ahimè quella sì andata via da tempo, almeno per il sottoscritto,  allora “First Impression” fa proprio al caso vostro.
The Reflectors sono un quartetto di Los Angeles composto da James Carman (chitarra e voce), Ryan Miranda (basso), Nick Faciane (chitarra e voce) e Johnny Reyes (batteria) che hanno da poco esordito con questo First Impression prodotto da Johnny Bell e pubblicato dalla Time For Action Records in Europa e dalla Burger Records nel resto del mondo. 
Come recita il titolo scelto per l’album è proprio la prima impressione che l’ascolto di queste undici canzoni genera a fare la differenza, piene come sono di chitarre scintillanti, armonie vocali efficacissime, melodie accattivanti. Un disco power pop/punk degno della migliore tradizione del rock dove le canzoni parlano di amori e conseguenti problemi adolescenziali legati alle relazioni che sembrano perfette ma possono finire  nel bene o nel male, dove le ragazze sono tutte belle e perfette come ce le si aspetterebbe di incontrare sulle spiagge della California.
In questo mondo da sogno si dipana l’album sin dall’attacco al fulmicotone di “Act A Full”, dove le chitarre spigolose conducono la melodia a ritmi sostenuti, come se avessero imparato a memoria i dischi di BuzzcocksThe Stems e subito si trasformano nel primo singolo e brano manifesto della band. “Teenage Hearts” con il suo attacco in puro stile Undertones è un sentito omaggio che avrebbe sicuramente fatto breccia nel cuore del compianto John Peel. Con “Attraction” si iniziano a sentire le prime avvisaglie di micro-variazioni nel ritmo, che fanno di questo disco un bignami di tutto il pop punk californiano degli anni novanta. 
“Champagne”, altro brano killer che riassume il mondo e la filosofia del gruppo e dell’effetto che una ragazza può fare su di un adolescente solo camminando nella notte. “Storm And Thunder” è una ballata che rimanda ai Green Day, mentre “Break Me Down” è l’ennesimo brano che parla d’amore e spiega bene come questo possa rivelarsi come il crimine perfetto.  “It’s Alright” e “U Should be My Girl” con i loro riffs che richiamano The Clash confermano che tutto il disco è impregnato di solide influenze ed è ben composto ed altrettanto ben suonato. 
“First Impression” è un disco perfetto dalla prima all’ultima canzone: leggero, accattivante, scanzonato, perfetto per trascorrere momenti sereni senza pensare ad altro che cantare, ballare, immergersi in una pausa adolescenziale anche se non si ha più l’età. Un disco perfetto per l’estate appena iniziata.

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