Recensione - Lisa Beat e I Bugiardi - Dal tramonto All'Alba (Area Pirata Records)

Se volessimo trovare un germe rock tipicamente italiano, seppure comunque derivativo da quanto avveniva oltremanica a gli inizi degli anni sessanta, questo è sicuramente il Beat  che dopo un’epoca d’oro sviluppatasi tutta nei sixties, ha avuto diversi momenti di revival rimanendo vivo sino ai giorni nostri, seppure con pochissime band che seppure le mettessimo insieme, non riuscirebbero mai a ricreare una scena. 
Eppure il Beat (o musica yé yé, come veniva chiamata allora) ebbe un forte impatto sul costume italiano grazie ai primi successi di Rita Pavone e Gianni Morandi, cui seguirono quelli di complessi come Camaleonti, Equipe 84, I Ribelli, I Quelli, Caterina Caselli, i Rokes ecc. cui si affiancarono una miriade di gruppi più o meno dilettantistici che portarono a codificare il Beat come il primo vero movimento di pop music partito dal basso ed arrivato a dominare le classifiche di vendita dei dischi. 
Un altro dei tratti dominanti, fu la commistione con il rock che portò molti autori italiani a realizzare cover dei maggiori successi inglesi e statunitensi dell’epoca, portandosi dietro anche una certa nomea di poca originalità.
Negli anni ’80 grazie a gruppi come gli Avvoltoi e I Barbieri, bene inseriti nel contesto della scena garage revival, il Beat torno sotto i riflettori ed in seguito esaltato anche dalla scena lounge. Oggi ci sono poche band che continuano a tenere alta la bandiera retrò del “Bitt” con ottimi risultati come dimostrano i dischi di Tony Borlotti ed i Suoi Flauers, cui si affiancano Lisa Beat e I Bugiardi che, seppure calchino i palchi italiani dal 2016, arrivano solo oggi a  pubblicare il loro primo 45 giri “Dal Tramonto all’Alba” subito andato sold-out nella prima tiratura in pre-order ed oggi ristampato, sempre da Area Pirata Records, in una nuova versione limitata a sole 100 copie in vinile colorato.
"Dal Tramonto All'Alba" è un trascinante shake, scanzonato molto in linea con quella che è la cifra stilistica della band contraddistinto dall’organo Hammond che trasuda sixties sound a perdita d’occhio e trasporta l’ascoltatore indietro nel tempo. 
“Inutile piangere” che apre il lato B ha un andamento più garage e con i fiati in primo piano che ne accentuano anche il carattere soul per mettere in risalto la varietà del songwriting del gruppo di Ancona. Il cerchio si chiude con l’inserimento classico di una cover e la scelta è caduta sul rifacimento di “Little Latin Lupe Lu” scritta da Bill Medley, ma portata al successo dai Righteous Brothers che accentua il carattere danzereccio di tutto il disco. 
Ad impreziosire il tutto la splendida copertina disegnata da Max Galli, pregevole autore di fumetti ed influenzato dallo stile Mod. 

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