20 dischi e qualcos'altro per il 2020

 1. STIFF RICHARDS – State Of Mind (Legless) – La segnalazione arrivata su Facebook dall’amico Matteo di Marcoberardino (sempre sia lodato) mi ha catapultato nel lato a me più congeniale dell’Aussie Rock, facendomi innamorare follemente sin dalle prime note di Going Dumb di questa band proveniente dai sobborghi di  Melbourne, che suona una moderna versione di punk rock per nulla revivalistica. Subito mi sono tuffato sul loro Bandcamp a recuperare i dischi precedenti, altamente energetici ed eccellenti, dei quali quest’ultimo rappresenta la summa. Dentro c’è un po’ di tutto: il rock australiano periodo fine anni’70/mid-eighties, echi di Fugazi, Wire, Celibate Rifles e tantissimo altro. Mezz’ora scarsa di musica per un disco che è una vera e propria bomba.



2. THE REFLECTORS – First Impression (Time For Action/Burger) Anche in questo caso si è trattato di amore a prima vista. Smanettando sempre su Bandcamp cercando un po’ di power-pop, mi sono imbattuto nel disco d’esordio di questo quartetto di Los Angeles: undici brani ricchi di melodie, chitarre armoniose, temi adolescenziali da cantare a squarciagola. Buzzcocks e Undertones sono tra le influenza più evidenti, insieme a tante altre per un disco leggero e perfetto dalla prima all’ultima traccia.



3. MAD DOGS – We Are Ready To Testify (Go Down) In questo 2020 la musica prodotta in Italia, di matrice rock, ha tirato fuori una serie di dischi di alta qualità dei quali questo terzo lavoro della band di San Severino Marche, rappresenta il vertice assoluto nella categoria Hi-energy rock’n’roll. Un lavoro magnifico che si muove sull’asse Detroit/Sydney che può raccogliere senza ombra di dubbio, l’eredità della grande scuola svedese di Hellacopters/Nomads. Una lezione arrivata sino ai giorni nostri e che può ancora illuminarne il futuro con assoluta credibilità.



4. BOB MOULD – Blue Hearts (Merge) Ancora una volta è il buon vecchio zio Bob a illuminare la strada in questi tempi bui. Blue Hearts è forse il suo album più politico della carriera solista dell’ex Hüsker Dü, una vera e propria chiamata alle armi in vista delle elezioni presidenziali americane che hanno, alla fine, scongiurato il secondo mandato di Trump alla Casa Bianca. Un disco perfettamente in linea con l’esperienza degli Sugar, per quello che riguarda il suond, mentre i testi sono pregni di una passione politica sincera e indifferibile nell’impegno, ora che è tempo di schierarsi da che parte stare “You’re One Of Us, Or One Of Them. If You’re One Of Them, Don’t Not Come Near Me Again” Come canta nell’anthem “American Crises”.



5. DAVIDE TOSCHES – Sulla Terra (Private Stanze) A rafforzare il concetto di un 2020 eccellente per la musica italiana, arriva il quarto disco di Tosches che complice una lunga gestazione, ha portato il cantautore piemontese a pubblicare il suo miglior disco fino ad oggi. “Sulla Terra” è un disco pieno d’amore, non solo inteso come relazione tra lui e lei, ma con tutto ciò che ci circonda. Davide Tosches riesce a creare atmosfere intime e notturne, nei cui temi è facile riconoscersi seppure su piani diversi. Un disco dove il songwriting unito alla cura per gli arrangiamenti, rendono più facilmente fruibile la poetica dell’autore, rendendo quest’album un prodotto destinato a durare a lungo nel tempo.



6. X – Alphabetland (Fat Possum) Certamente il ritorno sulle scene dei leggendari X con un disco di canzoni nuove di zecca, composte e suonate dalla line-up originale di questa iconica band capostipite del punk rock californiano, è stata la più bella sorpresa di questo 2020. A quarant’anni dal loro iconico album d’esordio “Los Angeles” il quartetto mostra come la classe che l’ha contraddistinto in gioventù sia rimasta immutata nel tempo, licenziando un disco perfettamente riconoscibile da ogni singola nota, ma che non suona minimamente autoreferenziale, pieno com’è di brani che sono destinati a perpetrare una storia marchiata a fuoco dal sacro furore del rock’n’roll.



7. PROTOMARTYR - Ultimate Success Today (Domino) Ecco un altro esempio di perfetto legame tra musica rock e tematiche sociali. In questo nuovo disco la band di Detroit conferma il suo carattere anti sistema, con l’ennesimo album in cui cerca di sollevare le coscienze del popolo controllato dai poteri forti al governo, che avverte il senso di minaccia incombente. E la resa dei conti che si avvicina, mentre chi gestisce il potere inizia a perdere le sue certezze. Sonorità cupe e pesanti che ben si addicono ai temi trattati.




.8 IDLES – Ultra Mono (Partisan) Il terzo album degli Idles conferma lo status di gruppo principe della scena britannica, mettendo ancora di più a fuoco una formula sonora volutamente violenta per accentuare il carattere di protesta delle canzoni urlate con veemenza da Joe Talbot oggi, ancora di più protagonista di un album che mette le sue rime al centro di tutto, mettendo meglio a fuoco l’idea totale che la band vuole perseguire attraverso la musica.



9. FONTAINES DC – A Hero’s Death (Partisan) Dopo l’esordio folgorante di “Dogrel” dello scorso anno che ha portato alla ribalta questo quintetto irlandese, eccoci di nuovo ad avere tra le mani uno dei dischi maggiormente citati nelle classifiche di questo anno. A giusta ragione appare anche in questa in virtù di una crescita esponenziale verso l’alto che, seppure ipotizzabile, non la si poteva certo prevedere così repentina. “A Hero’s Death” a parte l’orrenda copertina, mette insieme una lista di canzoni che attraverso un lirismo profondo, riescono a scandagliare i tempi in cui viviamo, con sonorità tipicamente britanniche che sanno attualizzare la lezione dei Fall come quella degli Smiths, quella degli Stone Roses affiancata a quella, spesso citata nelle interviste, di Rowland S. Howard. Un gruppo cresciuto tantissimo in un solo anno.



10. BRUCE SPRINGSTEEN – Letter To You Anche quello del Boss è un ritorno sorprendente, visto che per registrare questo suo ventesimo album ha richiamato i membri fidati della E Street Band, per dare corpo in soli cinque giorni ed in presa diretta, ad un gruppo di canzoni che parlano del senso di smarrimento che si avverte ora che gli amici di un tempo non ci sono più. Il disco parla della gloria passata, guarda indietro come non mai alla sua storia personale ed è intriso per questo di grande romanticismo. Il resto lo fa il suono perfettamente riconoscibile della E Street Band, quello che veste sempre alla perfezione la poetica springsteeniana.



11. THE STRANGE FLOWERS – Songs For Imaginary Movies (Area Pirata) Nonostante i trent’anni di carriera sulle spalle, il viaggio sonoro degli Strange Flowers continua imperterrito con nuove produzioni che ne confermano lo status di band cardine della psichedelia italiana. Come recita il titolo die quest’album, le canzoni sono immaginate come colonna sonora di fil immaginari, spaziando dalle ballate lisergiche ai brani pop, ama anche infarciti di riffs di chitarre poco lineari. Disco perfetto per continuare una carriera capace di lasciare un segno più che positivo nella scena rock italiana.



12. IL SENATO – Zibaldone (Rubber Soul) Il progetto internazionale che alcuni membri dei Sick Rose hanno intrapreso tre anni orsono insieme al bassista e produttore Andy Lewis (Paul Weller) e la cantante Fay Hallam, già con Prime Movers e Makin’ Time, arriva al disco d’esordio con questo “Zibaldone” nel quale  viene mescolato tutto il meglio delle atmosfere sixties: dal garage al northen soul, passando per il beat nella sua colorazione più italiana, mettendo insieme brani cantati in inglese e nella nostra lingua e mischiando brani originali e covers a tratti sorprendenti per la scelta.



13. ROLLING BLACKOUT COSTAL FEVER – Sideways To New Italy Ancora un gruppo australiano atipico si affaccia in questa classifica con il second album che li dovrebbe consacra definitivamente seppure con meno freschezza rispetto all’eclatante esordio di “Hope Downs”. L’album del ritorno a casa, New Italy è uno dei luoghi d’infazia del batterista, presenta ancora la riuscita miscela di R.E.M., Feelies e Go-Betweens ma con la giusta originalità acquisita sul campo. 



14. MOTORPSYCHO – The All Is One (Rune Grammofon/Stickman). La “Gullvåg Trilogy”, denominabile così per l’autore delle tre cover, Håkon Gullvåg, iniziata nel 2017 con “The Tower” e proseguita nel 2019 con “The Crucible” si chiude con questo che è senza ombra di dubbio il capitolo più riuscito. Ancora una volta Bent Sæther e Snah Ryan confezionano un’opera di musica classica mediata dal linguaggio del rock. Non più un insieme di canzoni messe una dietro l’altra, sebbene ci sia anche questo, ma un flusso sonoro che trasporta l’ascoltatore su lidi inesplorati, nonostante i riconoscibili linguaggi del progressive e della cifra stilistica tipica dei migliori dischi prodotti negli anni d’oro della band norvegese. Un disco monumentale dove queste due anime convivono meglio che in altre occasioni.



15. THE DREAM SYNDYCATE – The Universe Inside (Anti) La seconda vita del Sindacato del sogno di Steve Wynn continua imperterrita a produrre dischi di elevato spessore. Dopo il ritorno sulle scene con l’ottimo “How Did I Find Myself Here?” (2017) che riportava in auge, a trent’anni dagli esordi, i fasti del passato aureo del paisley underground, già con “These Times” (2019) Wynn e soci iniziano a gettare le basi di quella trasformazione messa in atto oggi che vuole il gruppo liberarsi dalla forma canzone classica, per attraversare liberamente i territori totalizzanti della psichedelia, dove possono convivere le atmosfere spaziali degli Hawkwind, quelle ultra lisergiche dei Grateful Dead e perfino quelle che si rifanno al jazz elettrico di Miles Davis periodo “Bitches Brew”. Un disco monumentale che richiede devozione totale da parte dell’ascoltatore,



16. SOPHIA – Holding On /Letting Go (Flower Shop) Da quando nell’oramai lontano 1996 l’ex God Machine Robin Propper-Shepard pubblico il primo album a nome Sophia, di fatto un classico progetto da solista, per questo nuovo album mette insieme una vera e propria band per dare meglio risalto alla sua classica scrittura di ballate indie pop, dove new wave e post punk si mescolano al meglio per dare corpo a canzoni che trattano sempre tormenti interiori e raccontano le ferite dell’animo come meglio non si potrebbe.



17. James Williamson & Deniz Tek – Two To One (Cleopatra) Dopo l’incontro estemporaneo per l’ep “Acoustic KO” del 2017 dove reinterpretarono alcuni brani dell’epopea degli Stooges, i due tornano ad incrociare le loro chitarre imbastendo un lavoro particolare nato da alcuni strumentali che l’ex Stooges Williamson ha composto per l’occasione ed ai quali il leggendario autore dei Radio Birdman, Deniz Tek ha dato forma compiuta aggiungendo i testi e completandone la forma finale. A questi brani Tek ha aggiunto alcune sue nuove composizioni per dare vita a questo album che non segnerà certo la storia del rock, ma di certo rappresenta un godibile album di classic proto punk. 



18. THE CHATS - High Risk Behaviour (Bargain Bing/Cookin Vinyl) Altra perla di punk rock proveniente dall’Australia. Disco d’esordio per questo trio di giovanissimi che complice alcuni video diventati ben presto virali, si sono ritrovati ad aprire i concerti di Iggy Pop e Queens Of The Stone Age, annoverando tra i loro fan più accaniti gente del calibro di Dave Grohl. Punk e nulla più secondo una formula riconoscibilissima sviluppata in canzoni assolutamente godibili.



19. THE FLAMING LIPS – American Head (Bella Union /PIAS) L’ennesimo album di questa band, vera istituzione dl rock pichedelico dell’era moderna, aggiunge un nuovo capitolo ad una storia fatta di dischi visionari, sognanti ma anche caotici. In questo album che riporta le sonorità verso alcuni dei capitoli migliori della sua discografia, come “The Soft Bullettin”, tratta delle realtà suburbana americana, rivolgendosi al mondo adolescenziale della annoiata provincia dove il rischio di combattere la noia attraverso l’uso di droghe diventa pericolo reale da sfuggire.



20. BABY JESUS – Words Of Hate (Area Pirata) Terzo album per questo quartetto svedese che pubblica il nuovo lavoro con la sempre benemerita Area Pirata di Pisa. Classico album di garage rock di derivazione sixties dove vengono anche innestati surf, blues ed anche country, miscelando il tutto con melodie accattivanti che rendono il disco estremamente godibile. 


Come bonus tracks tre compilation di etichette italiane 

dedite con convinzione alla promozione del rock in Italia







1. AA.VV. - The Benefit Of Things To Come (Wild Honey) Una compilation digitale diffusa attraverso la piattaforma Bandcamp dall’etichetta Wild Honey Records che ha tra i suoi fondatori e gestori Franz Barcella che vive ed anima il settore culturale di Bergamo e non solo, attraverso il circolo culturale Edonè e l’agenzia Otis Tour che organizza e promuove concerti in tutta Europa di grandi nomi del rock internazionale.  Un progetto nato a Bergamo per Bergamo i cui proventi sono stati interamente devoluti all’ospedale da campo costruito a tempo di record nella città pù colpita dalla pandemia. Dentro un sacco di bei nomi: Dai Peawees ai Baby Jesus, da Langhorne Slim ai Rubinoos solo per citarne alcuni, tutti i musicisti coinvolti hanno donato pezzi inediti. Su tutti spiccano i Radio Birdman anche loro con un brano mai pubblicato in precedenza.



2. AA.VV. - Rock These Ancient Ruins - Mamma Roma's Kids (Area Pirata/Surfin' Ki) L’opera meritoria della label pisana Area Pirata si divide tra nuove pubblicazioni e ristampe di storico materiale riguardante soprattutto la scena punk/hardcore italiana. Pubblicata solo su vinile, ed interamente dedicata alla scena punk rock romana degli ultimi quarant’anni, la compilation mostra una varietà di sottogeneri che spaziano dal punk ’77 degli Alieni, quello virato in chiave pop alla Buzzcocks di Alex Dissuader, il garage-punk destrutturato dei Plutonium Baby, le atmosfere newyorchesi dei Beats Me, l’hard di derivazione proto-punk scandinavo dei Blood ’77. Non mancano lo psychobilly dei Cyclone, e quello evocativo dei Wendy?!. Presente tra gli altri, lo storico marchio dei Taxi, oggi lanciatissimi come Giuda, le Queen Kong che riportano il suono sui territori più lineari del punk old school, gli Human Race che rimandano ai primissimi Clash, i giovanissimi Idol Lipsed inifine Tigers In Furs e Mad Rollers che portano gli Skiantos sul barcone dell’Anarchy in the U.K.

3. AA.VV. – Go Down Records 2003-2020 (Go Down) Fondata nel 2003 per promuovere la musica rock'n'roll indipendente con un obiettivo: sostenere la libertà artistica, la Go Down Records pubblica una raccolta di canzoni che raccontano la storia degli ultimi 17 anni. Dalle prime band che si sono unite all'etichetta, Small Jackets e OJM (con il single track con Brant Bjork) alle band garage di culto The Morlocks, Link Protrudi And The Jaymen e gli italiani Dome La Muerte And The Diggers. Negli anni sono apparsi nel suo catalogo Karma To Burn e Yawning Man, accanto a gruppi stoner doom quali Fatso Jetson, Humulus, Elepharmers, Beesus, Maya Mountains e Jahbulong. In ambito psichedelico sono stati pubblicati album di Vibravoid, Alice Tambourine Lover, Mother Island, Pater Nembrot e Ananda Mida, e accanto a loro il punk di Diplomatics, Licantropy e The Roozalepres. Impossibile perdere le interpretazioni personali della camaleontica storia del rock di Persona Non Grata di Vic Du Monte, The Lu Silver String Band, Glincolti, Gunash (con un'apparizione speciale di Rami Jaffee dei Foo Fighters), The Sade, Mad Dogs e Virtual Time. Tutti riuniti in questa compilation “che non vuole solo guardare al passato, ma è un invito a unirsi alla nostra etichetta in futuro!”.





Infine tre libri di genere diversi che ho letto con piacere in questi ultimi mesi.

1. MARCO DIAMANTINI – Ivan (Cheap Wine) Ha scelto di scrivere un noir on the road per il suo primo romanzo Marco Diamantini, leader e compositore di tutti i testi degli album di quella formidabile rock’n’roll band che sono i Cheap Wine. Dopo oltre vent’anni di canzoni pubblicate, Diamantini sceglie di scrivere un romanzo che può essere immaginato come un’estensione di essi. Un libro che cattura per le vicende in cui, suo malgrado, il protagonista si trova coinvolto e che lo spingeranno a diventare parte attiva del mondo del crimine. Ma Ivan è non solo apprezzabile per la sua trama che cela colpi di scena dietro ogni pagina, ma anche un viaggio in luoghi ben definiti dell’Europa, che l’autore descrive così bene da renderli familiari anche a chi non li ha mai visitati, accompagnando il viaggio con una colonna sonora che è un vero manifesto d’intenti. Ma la vera peculiarità di questo libro è il dolore progressivo che il protagonista vive sulla propria pelle, come nel disco “beggar Town” per avere scelto di essere un uomo pensante che non si arrende agli stereotipi della società in cui vive e per questo la affronta “against” pagando un prezzo altissimo, ma cercando una via d’uscita fiera e mai doma.

2. PAOLO CONDÒ – Porte Aperte 30 avventure negli stadi più belli del mondo. (Baldini & Castoldi) Se mi chiedessero qual è l’aspetto veramente romantico che più di ogni altro mi lega al mio essere anche un cronista dello sport più bello del mondo, è proprio quello di entrare per la prima volta in uno stadio mai visitato prima. Dall’esterno non immaginerai mai quello che troverai all’interno nel preciso momento in cui varcherai i cancelli d’ingresso né i ricordi che resteranno indelebili nella tua memoria una volta usciti da essi. Leggendo questo magnifico libro scritto da uno dei cronisti sportivi che apprezzo di più, la mia mente ha aperto un vaso di pandora nascosto che non pensavo più di avere. Al contrario di Paolo Condò io purtroppo ho vissuto da cronista solo piccoli, ed alcune volte grandi, stadi di provincia, ma ho potuto cogliere alla perfezione certe sfumature del suo racconto. Nato come esercizio giornaliero per sfuggire alla costrizione di vivere in casa necessariamente nel periodo di lockdown, attraverso Tweeter l’autore quasi quotidianamente ha postato brevi ricordi su alcuni degli stadi più belli esistenti al mondo, per poi svilupparli in questo libro ricco di immagini e di racconti che legano lo sport, la scrittura, il viaggio: “le tre stelle polari” che caratterizzano la professione di Paolo Condò. Un libro bellissimo, arricchito da splendide fotografie, che tutti gli appassionati di calcio dovrebbero leggere, anche per disintossicarsi dalle scorie che lascia il tifo.

3. BAD RELIGION  e JIM RULAND – Do What You Want (Sabir) 40 anni di attività, in 17 album e centinaia  e centina di concerti suonati sui palchi di tutto il mondo, raccontati in viva voce dai suoi protagonisti. Questa non è solo la biografia di un gruppo musicale, è soprattutto il racconto di una vita vissuta nel segno di “uso la mia testa, per capire ciò che è vero e ciò che non lo è” una prospettiva in grado di attirare l’attenzione di milioni di giovani e non solo. Usare il linguaggio sovversivo del punk per riflettere sulla società moderna  e sulla sua evoluzione, mettendo la libertà di pensiero sempre al centro di tutto per analizzare nel profondo tutto ciò che circonda una delle band più amate al mondo.










 


 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Radio2 fa 100 - il breve ma intenso ritorno del Rock sulle frequenze di Radio RAI

01/10/1993 -01/10/2023 Trent'anni fa la mia prima trasmissione radiofonica

Il Rock Australiano del 2023 in 20 album (+1) e 10 singoli/EP