Davide Tosches "Sulla Terra" (Private Stanze, 2020)

 

I dischi di Davide Tosches hanno sempre trovato posto nelle playlist serali di Sotterranei Pop, ritagliandosi uno spazio costante frutto dell’alta qualità compositiva che permeava “Dove L’Erba È Alta” (2009), “Il Lento Disgelo” (2012) e “Luci Della Città Distante” (2014). Dischi che seppure vadano inseriti nel filone del cantautorato più tradizionale, hanno sempre messo in evidenza un’anima rock seppure non sempre esplicita, ma che si intravedeva tra le pieghe delle canzoni che li componevano.
A distanza di sei anni dall’ultimo lavoro Tosches ritorna sulle scene con  questo “Sulla Terra” che mette finalmente in primo piano quest’anima che lo accomuna a “colleghi” molto amati su questo blog come Umberto Maria Giardini/Moltheni, Paolo Benvegnù e Giancarlo Frigeri, e lo fa con una serie di canzoni che hanno come tema centrale l’amore, ma non solo quello canonico tra uomo e donna, ma quello più inebriante che lega l’autore con tutto il mondo che lo circonda inteso proprio come la natura in cui vive immerso nella sua tenuta di Cavagnolo sulle colline del Monferrato torinese.
Pubblicato lo scorso 9 ottobre, “Sulla Terra” era già pronto da un anno e mezzo e, complice anche questo lungo periodo di pandemia, ha rischiato di restare chiuso in un cassetto. Per fortuna non è andata così ed oggi questa magnifica collezione di canzoni, arricchisce la cifra stilistica dell’autore che, se vogliamo, perde il carattere visionario dei dischi precedenti, in favore di una rappresentazione dei temi più immediata e comprensibile per creare un legame forte e diretto con l’ascoltatore che può cogliere sin dai primi approcci, l’essenza completa del disco.
Le canzoni sono state tutte composte al pianoforte e successivamente arricchite di strumenti che danno ad ogni singolo brano un carattere ben definito. In quest’ottica le due versioni di “Pioggia” presenti sul disco rendono bene l’idea di come gli arrangiamenti scelti per l’una o l’altra, possano trasformare la stessa canzone: tanto ariosa e magnifica è la prima incentrata sul suono di pianoforte e degli archi suonati da Andrea Ruggiero, quanto solenne e imponente è la versione “Abbazia” posta a chiusura del disco dove l’harmonium suonato da Tosches ed i cori di Laura Carè e Cosimo Morleo, ne accentuano l’epicità.
Ma tutto il disco è pieno di canzoni che andrebbero citate una ad una, a partire dalla traccia d’apertura “Nel Nero di Notte” che rimanda a certe atmosfere care ai CSI con le chitarre elettriche che quasi contrastano le linee guida del pianoforte. Altro brano cardine è la dolcissima “Diana” vera dichiarazione d’amore per la figlia dell’autore, così come la title track, l'autobiografica "Vent'anni" o la magnifica “Stelle Nascoste” che vengono chiamate a raccolta perché “ho l’amore in corpo e non riesco a parlare per dirle che l’amo come vorrei…”. Non mancano anche temi dolorosi come quello della depressione vissuta in prima persona e rappresentata dal mare che “nasconde la mia vita sotto al vetro di acqua che non serve la mia sete e all’orizzonte nessuno che possa dirmi come ritornare dentro ai confini del normale…” come cantato in "La Terra Emersa". Accanto alla cura dei testi questo quarto album di Tosches eccelle per i suoni estremamente curati e per gli arrangiamenti che rendono le canzoni di “Sulla Terra” quanto di meglio si possa oggi ascoltare nel panorama della musica italiana. Di certo il miglior disco di Davide che, se vivessimo in un mondo diverso, potrebbe arrivare ad un pubblico estremamente vasto, di certo potrà essere apprezzato ed amato da quello più attento.


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