Cuori Selvaggi - Manna (Autoprodotto, 2022)

 

A distanza di vent’anni ed un po’ a sorpresa ecco riapparire la band siciliana dei Cuori Selvaggi, che si fece apprezzare sul finire degli anni Novanta con l’album “Dalla parte del Cielo” e con un’intesa attività live che riscosse un discreto successo.
Come spesso accaduto a tantissime band, gli scarsi riscontri commerciali hanno finito per mettere in letargo il progetto, rispolverato durante il lockdown da Giuseppe Scarcella autore dei testi e cantante della band, che coinvolto nuovamente gli amici di un tempo, vale a dire Cristian Longobardo (chitarre), Domenico Rossi (basso) e Peppe Pullia (batteria), per dare vita, seppure da remoto, a delle nuove canzoni cui hanno partecipato, nella fase finale anche l’ex Denovo Dino Scuderi (organo) e Alfredo Restuccia (friscalettu).
Il risultato è questo EP, disponibile su tutte le più note piattaforme digitali, dal titolo “Manna” e composto da quattro brani abbastanza eterogenei tra di loro.

La title-track “Manna” si dipana per quattro minuti su ritmi in levare che di tanto in tanto lasciano spazio ad un rock più corale con il testo che alterna dialetto siciliano ed italiano per parlare del fatalismo siciliano che aspetta una salvezza dagli altri, quando potrebbe raggiungerla con le proprie risorse. Facile pensare che il riferimento biblico sia usato a pretesto per raccontare un po’ la storia della band che dopo anni di attesa abbia deciso di fare da sé per riproporsi con queste nuove canzoni.

La successiva “A figghia du pasturi (Libera)” è un brano swingato tutto cantato in dialetto per raccontare un’altra storia di ricerca della libertà, dove la protagonista cerca un’effimera emancipazione lasciando la vita agreste per la città, che finirà per ingabbiarla più di prima.

“Ambedue” è il brano più rock di tutti.  Aperto da un corposo giro di basso e spinto sui territori del funky e cerca, con trascinante leggerezza, di trovare una mediazione tra la razionalità della ragione e i sentimenti che il cuore vorrebbe far prevalere. Un modo semplice per cercare di vivere al meglio le relazioni contemporanee.

L’EP è chiuso da una ballata molto intimistica dal titolo  “Vivide immagini”  che partendo da esperienze personali dell’autore, possono essere recepite e fatte proprie da chiunque le ascolti.


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