Recensione Paolo Benvegnù "Earth Hotel tour" Teatro Auditorium Unical Rende (Cs) 03.12.2014
I concerti dal vivo si sa hanno mille sfaccettature e producono effetti diversi sul pubblico presente. A volte scatenano adrenalina, altre possono annoiare o, divertire, coninvolgere. Poche volte però riescono a rapire l'attenzione come è accaduto mercoledì sera al Teatro Auditorium dell'Unical con Paolo Benvegnù, protagonista con la sua band del secondo appuntamento della rassegna invernale di concerti proposta dal Cams. Un concerto intimo che non ha fatto registrare il sold out come nel precedente appuntamento con i Marlene Kuntz, per via di molteplici ragioni di cui parleremo più avanti. C'è da dire che mai come in questi casi gli assenti hanno avuto torto, perché hanno mancato una clamorosa occasione per entrare in contatto con uno dei maggiori autori della parola cantata che esistono oggi nel panorama musicale italiano. Accompagnato dai fidati Michele Pazzaglia al piano-synth, Andrea Franchi alla batteria e Luca Baldini al basso, Benvegnù in quasi due ore di concerto ha presentato il suo nuovo album "Earth Hotel" nella quasi totalità dei brani, attingendo per il resto al precedente "Hermann" ed andando a ripescare pochissimo dal passato.
Benvegnù ha lanciato sul pubblico le sue "pietre ambiziose" catturandone l'attenzione, a colpi di stanze aperte una alla volta, per svelare poco a poco una visione dell'amore, in un crescendo di emozioni avvolgenti. Dapprima calando un poker da "Heart Hotel ", seguendone l'ordine di tracklist e saltando, colpevolmente, "Piccolo sonetto maoista". Una sequenza memorabile aperta da " Nello spazio profondo" con il suo invito a cercare l'impossibile, cui è seguito il singolo "Una nuova innocenza" con i suoi amanti dal linguaggio enigmatico. Poi "Avenida Silencio" e il suo intrecciarsi di lingue diverse nel testo, e la trascinante "Feed the distruction" che ha messo in mostra la felicità di un artista che, in perenne ricerca nell'abisso di se stesso, ha saputo ritrovarsi attraverso le cose che sa fare meglio, come dimostrato ampiamente dai larghi sorrisi sulle sue labbra. La musica di Paolo Benvegnù fa bene all'anima, diventa parte di un arricchimento che cresce brano dopo brano. Il concerto dopo questo inizio al fulmicotone, assesta il primo colpo da ko, con il trittico di canzoni più importanti tratte da "Hermann". "Love is talking", "Moses" e la meravigliosa "Avanzate ascoltate", hanno gia il carisma dei classici e chiudono la parte più d'impatto di un live set che ha ancora molte frecce da scagliare. L'atmosfera rock viene smorzata da "Orlando" in cui l'amore materno che ha nutrito l'autore viene suggellato in un testo dalla poetica sublime, dove l'incedere quasi da ninna nanna trasporta in un mondo che sa di vissuto in chiunque sappia coglierne il senso. È questo uno dei momenti più intimi del concerto che ha proposto dopo "Piccola pornografia urbana" uno dei capolavori di Paolo Benvegnù. "La schiena" è l'unico brano tratto da "Le labbra" (2008), e la "goccia che bagna la tua schiena" come ricorre nel testo, rende alla perfezione ciò che la musica di Benvegnù fa: traccia un solco ineludibile nell'anima. È il momento dello sguardo al passato, introducendo alcuni brani tratti dal suo primo album solista "Piccoli fragilissimi film" (2004), Benvegnù cita Alarico, visto che sino ad ora, a suo dire, si era parlato di "una piccola barbarie d'amore" e Umberto Balsamo per introdurre una delicata canzone d'amore più canonica ("Quando passa lei"), e poi con "Il mare verticale" e "io ho visto" chiudere il concerto.
Nei bis c'è spazio ancora per brani dei tre album già citati, con il pubblico in religioso silenzio, ma rumorosissimo nel richiamare ancora sul palco la band, che non lesina altre perle come "Hannah" "Andromeda Maria" eseguita da solo, fino al gran finale di "Cerchi nell'acqua". Poi il rito degli autografi e delle foto cui Benvegnù non si è sottratto con la felicità che era disegnata sul volto di tutti. C'è da fare una piccola considerazione finale sulla scarsa partecipazione del pubblico cosentino, poco avvezzo alla qualità. Se chi suona, chi è appassionato di musica, non sostiene iniziative come questa, non potrà lamentarsi in seguito quando la musica di plastica la farà da padrona, cosa che già succede. Per questo bisogna sostenere le piccole sacche di resistenza culturale che la città offre.
Medley Stefan Zweig/Hannah
SetlistNello spazio profondo
Una nuova innocenza
Avenida silencio
Feed the distruction
Love is talking
Moses
Avanzate ascoltate
Orlando
Piccola pornografia urbana
La schiena
Quando passa lei
Il mare verticale
Io ho visto
Stefan Zweig
Hannah
È solo un sogno
Andromeda Maria
Sempiterni sguardi e primati
Cerchi nell'acqua
La schiena
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