Deniz Tek (Radio Birdman) intervista via e mail
La cosa più bella che possa capitare nella vita di un
appassionato di musica, è quella di entrare in relazione con uno dei propri
idoli musicali. A me è successo con Deniz
Tek e seppure non si possa parlare di amicizia nel vero senso della parola,
di sicuro ci vado molto vicino per una serie di ragioni che non credo interessi
a chi legge in questo momento. Nel momento in cui timidamente chiesi
l’opportunità di scattare una foto al termine di un concerto romano del Deniz Tek Group nel 1995, mai avrei
immaginato di ritrovarmi in seguito al suo fianco nel ruolo di promoter,
ingegnere del suono e fotografo nell’album live “Three Assassins” (Career record, 2004) con Scott Morgan,
Partiamo
dal recente tour europeo: 20 date tutte di successo mostrano che l’Europa ha
ancora bisogno dei Radio Birdman.
<<È
la prova che molti ascoltatori in Europa sono ancora disposti a pagare un
biglietto per ascoltarci! La soddisfazione più grande, però, è osservare come
il pubblico sia cambiato, e come in questo tour includesse molte persone che
non avevano mai assistito a un nostro concerto. La vera domanda è: questi nuovi
ascoltatori, più giovani del solito, torneranno a vederci l'anno prossimo o
quello dopo ancora? Riusciranno a incoraggiare i loro amici?>>
Sappiamo
che l’Italia occupa un posto speciale, ma ci spieghi le differenze, se ci sono
da paese a paese?
<<Il
caffè in Italia è molto meglio! A parte questo, è sempre un Paese accogliente e
caloroso. Gli italiani amano godersi la vita, sono il popolo che meglio incarna
la definizione francese della 'joie de
vivre'. È praticamente impossibile trascorrere dei momenti negativi o
lasciarsi abbattere mentre si è in Italia. In generale penso che le persone
siano le stesse un po' ovunque in tutto il mondo, però, ecco: magari in
Giappone le cose sono un po' diverse, lì non ruba nessuno>>.
foto Marianna Sposato |
Nonostante
le diffidenze dei puristi per l’assenza di Masuak , mi sembra di poter dire in
tutta sincerità che la line up 2015 dei Birdman sia una delle più potenti viste
in precedenza. Cosa hanno aggiunto Kettley e Rieth al suono della band?
<<Chris (Masuak n.d.i.) è un chitarrista
eccellente, ma si è chiaramente dedicato ai suoi progetti personali, per questo
era diventato quasi impossibile per i Radio Birdman collaborare con lui. Nik Rieth lo conosciamo da tempo: ha
suonato nel mio progetto solista per circa dieci anni, assieme a Jim Dickson, ha suonato con i New Christs. Lo abbiamo iniziato a
coinvolgere nel 2004 per una serie di date dopo che se n'è andato Ron Keeley. La sua aggiunta alla line-up ha portato una grande potenza
ritmica e molta velocità, gestite con una padronanza tecnica abbacinante. Anche
Dave Kettley ha una padronanza
tecnica impressionante, che si integra perfettamente con quello che facciamo io
e Pip Hoyle sul palco. Entrambi
hanno la capacità di suonare i nostri pezzi come erano stati concepiti in
origine, prediligendo l'aspetto collettivo alle digressioni personali>>.
Per
la prima volta abbiamo potuto vederti in azione con la nuova chitarra da te
ideata insieme ad Art Godoy che non solo non altera il classico suono dei RB ma
ne esalta alcune peculiarità. Immagino sia inutile chiederti quanto sei
soddisfatto della sua resa sul palco.
<<Sono
molto soddisfatto. Il design della chitarra è di Godoy, mentre la realizzazione materiale è stata affidata a Steve Salvi di Salvi's Fine Guitars, di
Adelaide. La nuova chitarra mantiene le caratteristiche della mia vecchia Epiphone Crestwood, anche se è
leggermente più pesante. In questo tour in realtà ho suonato il prototipo, ci
sono
alcuni piccoli aggiustamenti che ho
chiesto a Steve, prima di metterla in produzione>>.
40
anni di storia alle spalle: se pensi ai Radio Birdman degli esordi avreste
mai immaginato di riuscire a ritagliarvi un piccolo spazio nella storia del
rock mondiale?
Ripensando
a quei giorni che ragazzi eravate? Quali sogni, aspirazioni avevate?
<<Volevamo
solo essere noi stessi, creare e suonare la nostra musica senza compromessi, e
in qualche modo ci sismo riusciti. Non abbiamo mai pensato di sfondare, di fare
i soldi o diventare famosi. Ci piaceva essere diversi dagli altri, e abbiamo
sempre accettato di essere degli outsider. In ultimo, volevamo essere dei buoni
musicisti, essere professionali, anche se in un certo senso disprezzavamo
questa definizione. Eravamo spesso affamati: andavamo in giro a suonare per
fumare e divertirci, sperando di incontrare delle ragazze, ma soprattutto per
sgattaiolare nelle cucine e cercare qualcosa da mangiare>>.
Di
recente la Citadel Records ha pubblicato un box celebrativo della prima era della vostra
carriera, di cui tu hai curato ogni aspetto. Cosa hai provato nel ritrovare i nastri originali registrati
all’epoca?
<<Non
sapevamo neanche che quelle registrazioni esistessero! È stata una scoperta
fantastica, cose che non ricordavo neanche di avere registrato. C'erano
letteralmente centinaia di pezzi: il box set raccoglie solo quelle che io
considero le migliori o le più interessanti>>.
Qual
è stata la difficolta maggiore che si è presentata nel rieditare i nastri
originali?
<<Era
davvero tantissimo materiale, più di 20 scatoloni con registrazioni da
restaurare e trasferire su nuovo supporto. Molte erano bobine da 24 tracce (i
live ne contenevano 16), abbiamo dovuto recuperare un registratore, nessuno lo
aveva a Sydney e lo abbiamo dovuto far arrivare da Brisbane. Wayne Connelly ha fatto tutto il lavoro
di editing su un mixer Neve vintage agli Albert Studios, quelli degli Easybeats e degli ACDC>>.
La
resa sonora è notevolmente migliorata ed una corposa dose di versioni inedite o
alternative hanno reso il prodotto appetibile anche ai fans della prima ora.
Cosa ti ha sorpreso maggiormente a riascoltare oggi quelle vecchie
registrazioni?
<<Mi
riesce ancora difficile credere che abbiamo passato così tanto tempo in studio
e registrato così tante versioni di alcune canzoni. Molte take sono in realtà
versioni di prova Rob, in cui canta anche casualmente,
magari dopo nottate di fumo e whiskey: e comunque sono fantastiche>>.
Cosa
avresti cambiato, con l’esperienza di oggi, nella scrittura di quei brani?
<<Niente.
È meglio lasciare tutto così com'è. Preferisco guardare avanti e fare cose
nuove>>.
Ci
sono delle splendide versioni alternate di brani come la stupenda Love Kills
acustica ed i differenti arrangiamenti di brani come Do the Pop e What Gives?
Cosa vi ha spinto all’epoca a non insistere anche su di un lato “romantico” che
sembrava essere anche parte di voi?
<<In
che senso un lato "romantico"?>>
Ciò che intendo è: ascoltando queste versioni
alternative, in particolare quella di Love Kills, risalta ancora di più il
fatto che sia una canzone d'amore. Avete mai pensato di continuare su una
strada del genere? Avete coltivato il vostro lato punk perchè avevate isniziato
così, o c'è stato qualche momento nella storia dei Radio Birdman in cui avete
pensato di suonare qualcosa di un altro genere?
<<Adesso
è più chiaro. Ho scritto diverse canzoni d'amore: “Non Stop Girls”, “Breaks My
Heart”, sono tutte canzoni d'amore, anche se in generale tendo ad evitare
l'argomento perché troppo inflazionato. Riguardo al genere: noi suoniamo rock'n'roll.
Non abbiamo mai fatto punk, nonostante abbiamo iniziato a suonare nello stesso
periodo storico del punk. Anche se avevamo delle cose in comune con il genere,
in particolare il rifiuto dell'autorità, non abbiamo mai pensato di suonare
punk. In effetti in Inghilterra, nel '78, i punk ci odiavano perché non avevamo
il look e il sound che loro riconoscevano come punk. E, per la verità, questa
cosa ci ha sempre fatto piacere. Detto ciò, non mi sento limitato da un genere
musicale in particolare. Ho fatto del blues – “Big Accumulator” in Deep Reduction 2 ne è un buon esempio, e anche
qualcosa vagamente country - Pushing the Broom; ho registrato surf strumentali
come “Song for Dave”, b-side del
singolo “Can of Soup”. Ho fatto un
intero album di free jazz/noise/sperimentale con Dave Weyer, in un progetto che
si chiama Glass Insects: abbiamo più
di sei ore di materiale ancora da mixare e pubblicare. Nonostante questo,
comunque, la cosa migliore che so fare è ancora il rock 'n' roll, ed è per
questo che la maggior parte del mio lavoro rimane rock 'n' roll. Penso che un
uomo debba vivere sfruttando i suoi punti di forza, e imparando a conoscere le
sue debolezze>>.
Radio Birdman 1977 (fonte web) |
La parte del leone la fa sicuramente il
live del 1977 che mostra quanto fossero incendiari i vostri show dell’epoca.
<<È
stato l'ultimo concerto che abbiamo suonato in Australia prima di partire per
l'Inghilterra. La band era bella carica, e il pubblico - più di mille persone -
andò
completamente fuori di testa. In realtà
ci siamo sentiti sollevati quando la serata è finita, avevamo paura che
qualcuno potesse lasciarci la pelle>>.
Se
ripensi a questi 40 anni di carriera come giudichi i risultati raggiunti?
<<Non
ho nessun rimpianto. Forse le cose sarebbero andate diversamente se la nostra
etichetta (Sire) fosse sopravvissuta e se fossimo andati in tour in America con
i Ramones, come avevamo programmato.
Quando il tour è stato cancellato ci siamo sciolti. Dopo la reunion nel 1996
eravamo già tutti cambiati. Siamo andati in tour, ma con la line up sbagliata
per troppo tempo, non eravamo soddisfatti degli ultimi tour. Adesso che ci
siamo riassestati, possiamo ricominciare>>.
Vedendovi
così solidi ed entusiasti sul palco tutti ci aspetteremmo di ascoltare presto
un nuovo album firmato Radio Birdman. È possibile che ciò accada?
<<Certo
che si, ma dobbiamo avere la certezza che il nuovo materiale sia all'altezza
del precedente: troppe band valide registrano brutti album quando ritornano
assieme>>.
Continuare
a girare il mondo come Radio Birdman, speriamo accada ancora a lungo, frena un
po’ le carriere di Deniz Tek o dei New Christs?
<<Si!
Siamo stati in tour in Australia lo scorso anno, partecipato a un festival a
Marzo e poi siamo partiti per quattro settimane per l'Europa. Suonare coi Radio
Birdman porta via molto tempo, poi ci sono la famiglia e il lavoro. Abbiamo
provato tantissimo, scritto nuovi pezzi e alcuni li abbiamo incisi>>.
foto Marianna Sposato |
Di
recente hai pubblicato un paio di 45 giri, c’è da spettare molto per ascoltare
un seguito di “Detroit”?
<<Si,
il nuovo album è pronto per la pubblicazione. Suonano con me Ric Parnell e Bob
Broun, Pip contribuirà con alcune parti alle tastiere. Avrei dovuto già
concludere, ma con tutto il lavoro coi Radio Birdman l'ho messo in standby.
Magari adesso riesco a finirlo>>.
Accanto
alla musica la tua vena artistica si esprime anche attraverso la pittura. Le
vivi come entità separate oppure le due anime si influenzano a vicenda. Come
definiresti il Deniz Tek pittore?
<<L'arte
e la musica sono due facce della stessa medaglia, se escludiamo il fatto che
dipingo solo da dodici anni, quindi ho appena iniziato. La vera sfida è trovare
il tempo, e il miglior modo per definire il Deniz Tek pittore sono i miei dipinti>>.
Come hai iniziato? Quando hai capito che
dipingere non era solo un hobby, ma che potevi farlo a livello professionale?
fonte www.deniztek.com |
<<Qualcuno
ha postato i miei lavori online, e mi hanno offerto di esporre in alcune
gallerie d'arte in Australia e negli Stati Uniti. Ne ho anche venduto qualcuno,
ma penso che sia ancora un hobby più che qualcosa di professionale>>.
Pensi
sia mai possibile vedere in Italia una mostra dedicata alle tue arti visive?
<<Mi
piacerebbe tantissimo, ma ancora non si è offerto nessuno. Se qualcuno è
interessato può contattarmi tramite il sito www.deniztek.com. Suonerei volentieri un set acustico, e poi
approfitterei dell'occasione per andare in giro ad assaggiare buon cibo e buon
vino!>>
Un ringraziamento speciale a mia figlia Marianna per la traduzione dall'inglese e per le foto originali scattate a Deniz Tek
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