Leadfinger – No Room at the Inn - 10th Anniversary Edition - Remixed/Remastered (Golden Robot Records)

 Pubblicato su Freak Out Magazine il 14/06/2023


Dopo l'uscita del loro sesto e miglior album, "Silver & Black", su Golden Robot Records nel 2022, la rock band australiana Leadfinger ritorna sul mercato con una nuova versione remixata e rimasterizzata del loro album del 2013 "No Room at the Inn".
Pubblicato dieci anni fa dall'iconica etichetta Citadel Records  che più di ogni altra ha segnato l’epoca d’oro dell’Aussierock, “No Room at the Inn” contiene alcune delle migliori canzoni del repertorio dei Leadfinger, che ha trovato poi nei successivi “Friday Night Heroes” (Conquest of Noise, 2016) e “Silver & Black” (Golden Robots, 2022) gli altri vertici di un triangolo compositivo che rasenta la perfezione.
A proposito della necessità di rimettere mano ad un album così iconico è stato lo stesso Stewart Cunnigham, leader e principale compositore dei Leadfinger, a spiegare: “Avevamo in programma un tour con il Deniz Tek Group; quindi, abbiamo affrettato il missaggio per farlo uscire in tempo - "abbastanza vicino al rock'n'roll" era il nostro atteggiamento e il nostro budget di allora!!! Mi piace molto la diversità di questo album, con un paio di canzoni che si collocano tra le migliori che ho scritto, ma sono sempre rimasto deluso dal suono sottile e dalla mancanza di bassi ogni volta che l'ho ascoltato. Non capita spesso di poter rimediare a un errore nella vita, ma eccoci qui... NRATI è stato remixato e rimasterizzato dallo stesso gruppo che ha lavorato al nostro album del 2022, Silver & Black, e ora suona come avrebbe dovuto”.
Il lavoro sulle registrazioni dell’epoca fatto oggi da Brent Clark, mixaggio e Kathy Naunton, mastering, unito anche alla registrazione di nuove tracce vocali, si sentono sin dai primi ascolti e ridanno piena vita ad un album di grande spessore lirico e musicale.
Il disco si apre con “You’re So Strange” una ballata mid-tempo in crescendo impreziosita dalla seconda voce di Chloe West, un brano che potrebbe ricordare i Rolling Stones del periodo “Let it Bleed” ma che mostra tutta la personalità compositiva di Cunningham. 


Il brano successivo “It’s Much Better” è una classica canzone suonata con il piede sull’acceleratore dal gruppo che non si fa in tempo a godersi che viene subito scalzato nelle preferenze da “Gimme The Future”. Il brano è sorretto dalla solida sezione ritmica di Dillon Hicks e Reggie Screen, mentre le chitarre di Cunnigham e Michael Boyle duellano e si sostengono a vicenda così come fanno le due voci di Cloe, qui più discreta e leggermente nascosta, e quella di Cunningham sempre più matura. Per gli oltranzisti del suono più duro c’è pronta “Cruel City”, uno dei vertici dell’album e vero e proprio anthem della band. per chi scrive, uno dei vertici assoluti della carriera di Stewart ‘Leadfinger’ Cunningham, che a proposito di questo brano che riprende il titolo di un libro di Stephen Orr ne decrive così l’ispirazione: “I testi e le idee per le canzoni provengono da ogni tipo di luogo. Conversazioni che si fissano in testa, versi di romanzi e poesie, dialoghi di film e possono suscitare un lampo di ispirazione che finisce per diventare qualcosa di tuo. Una canzone con riff e ganci mostruosi che ho scritto sulla mia città natale (Wollongong, NSW). È un viaggio nella memoria... il Gong è cambiato molto e anche noi!!!”. La nuova versione del brano è stata sostituita all’originale anche sul video reperibile sul canale YouTube della band. 

A questo punto dopo un poker di canzoni del genere si potrebbe già consegnare “No Room At The Inn” alla gloria, ma il gruppo ecco che ti piazza “Lonely Road” ancora una ballata in crescendo con la chitarra che tira fuori riffs spettacolari seppure mai sopra le righe. Una classica canzone rock che consegna il nome di Cunningham nell’olimpo dei maggiori compositori del rock australiano e non solo. “The Wandering Man”, “Pretty Thing” e la conclusiva “Don’t Think Twice” sono canzoni destinate ad essere apprezzate negli airplay radiofonici, capaci come sono di tirare fuori tutti i riferimenti palesi ed occulti che hanno influenzato il quartetto di Sydney: Flamin Groovies, il Blues, MC5, Sonic Rendezvous Band, Rory Gallagher, The Saints, il Punk newyorchese, i Replacements e i Big Star. Oltre a molte cose oscure o anche mainstream come Springsteen, Hendrix, Zeppelin e Stones.



Insomma, il mondo del rock che amiamo maggiormente. “The Other Ones” fa il paio con “Lonely Road” tesa ad aggiungere carattere ad un disco che non ci si stanca di ascoltare neanche oggi che sono passati dieci anni dalla sua realizzazione. Il terzo capitolo dello strumentale “Segue”, presente anche nei due capitoli precedenti, prepara la strada alla title track giocata tra suoni acustici ed elettrici dove banjo e chitarre elettriche ed acustiche avvolgono l’ascoltatore in un godibile moto circolare.
In questa nuova versione di “No Room at the Inn” è presente anche una versione inedita della title track in versione elettrica dove il banjo sparisce del tutto e con esso un po’ del sapore alternative country del brano che in questo “electrical mix” accentua il lirismo di una canzone che suona perfetta per chiudere un album che oggi possiamo ancora di più definire perfettamente riuscito.

il disco può essere acquistato tramite la pagina Bandcamp del gruppo

https://www.facebook.com/LeadfingerOz/
https://www.instagram.com/Leadfingerrocks
https://leadfinger.com.au/

Golden Robot Records.com

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