Recensione - The Horrors - Night Life (Fiction, 2025)
Dopo una lunga pausa durata 8 anni, i The Horrors tornano sul mercato discografico con un nuovo album “Night Life” pubblicato dalla Fiction, etichetta dei Cure. Un sodalizio non casuale viste le sonorità oscure presenti in questo nuovo disco.
La prima saliente novità è rappresentata dall’ingresso nella
band di nuovi musicisti: il batterista Jordan Cobb (Telegram) e la
tastierista Millie Kidd (The Ninth Wave) chiamati a rinnovare il sound
della band che ruota sempre intorno al nucleo storico composto dal frontman Faris
Badwan assieme al bassista Rhys Webb e al
chitarrista Joshua Third.
Tenendo fede al loro percorso artistico, The Horrors
continuano a esplorare un nuovo territorio sonoro anche in questo nuovo album.
Se l’esordio di Strange House è il figlio spudorato della subcultura
punk, e il più celebrato Primary Colours, che ottenne anche una nomination
al Mercury Prize, esplorava il mondo dell’alt-indie, attraverso una forte
componente goth-shoegaze messa sempre più in risalto anche nei dischi
successivi, per questo Night Life abbracciano sonorità decisamente
differenti, esplorando appieno il mondo tecno industrial di derivazione kraut
rock, complice anche il lavoro di produzione affidato a Yves Rothman (Yves
Tumor, Blondshell).
Le chitarre vengono spesso volutamente messe in secondo
piano in favore di bassi profondi e synth che servono ad accentuare il tono
oscuro che permea tutto l’album. Idee musicali che vengono messe bene in chiaro
sin dal brano d’apertura Ariel ricco di bassi profondi e potenti, sorretti
da un drumming che richiama la drum’n’bass, mentre il resto lo fanno interventi
sintetici e anche l’utilizzo della drum machine, che conferiscono al tutto un'aria
oscura.
L’intro strumentale di Silent Sister invita a
passare subito oltre ma se si ha la pazienza di resistere, il brano si sviluppa
in maniera interessante nella parte centrale con chitarre taglienti che si
lasciano apprezzare. The Silence That Remains è il brano manifesto di
Night Life e ne racchiude l’essenza in ogni singolo passaggio dove si dipana la
linea techno crepuscolare imbastita da The Horrors. Trial By Fire cerca
di creare un ponte tra i Depeche Mode e i Nine Inch Nails non riuscendoci
appieno, pur essendo un brano tra i più adatti a sfondare.
Altro brano significativo appare essere Lotus Eater in
cui viene dispiegata tutta la potenza techno rock che sembra essere alla base
di questo nuovo corso della band inglese. Il resto scivola un po’ via quasi
nell’anonimato di brani che non restano nella memoria neanche dopo i ripetuti
ascolti.
Alla fine possiamo parlare anche di buon disco se si riesce
ad avere una certa familiarità con i suoni sopra descritti, se si amano le
atmosfere gotiche e il suono dark di metà anni Ottanta, altrimenti il consiglio
è quello di passare decisamente oltre.
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