Il 2022 in 30 dischi (terza ed ultima parte)
Terza ed ultima parte della classifica dei migliori album
del 2022
21- DATURA 4 – Neanderthal Jam (Alive Naturalsound Records) - Un’altra leggenda del rock australiano impreziosisce questa classifica di fine 2022. Dom Mariani, continua a proporre nuova musica sotto la sigla Datura 4, ben lontana dal power pop di The Stems che lo ha consegnato alla gloria. Il blues psichedelico proposto oggi nel quinto album della band formata insieme a Greg Hitchock (You Am I/New Christs) continua ad esplorare i territori del boogie psichedelico più oscuro e sporco, con un peso e una sensibilità moderni.
22 – SHARON VAN ETTEN We’ve Been Going About This All Wrong (Jagjaguwar) - Tra le tante artiste che hanno contrassegnato con nuovi dischi questo 2022, Sharon Van Etten occupa un posto di rilievo in molti best of dell’anno appena trascorso. il suo talento sempre più profondo come autrice di canzoni e gli arrangiamenti musicali ben pensati ma non eccessivi proposti in questo suo sesto album, riescono ancora una volta a risultare intensamente personali per i suoi ascoltatori - come se stesse dando voce alla loro vita interiore, piuttosto che alla sua.
23 – SOCCER MOMMY - Sometimes, Forever (Loma VIsta Recordings) - Dopo gli ottimi riscontri ottenuti con i suoi primi due album, Sophie Allison continua a stupire con il nuovo album “Sometimes, Forever” pubblicato come di consueto con lo pseudonimo di Soccer Mommy. Ottimamente assistita in cabina di regia da Daniel Lopatin, “Sometimes, Forever” propone un mix quasi perfetto di riferimenti e originalità, sia nel songwriting che nella produzione, con Lopatin che lavora di cesello per non apparire mai invadente sulle composizioni della Allison, che hanno un mood anni ’90 con le atmosfere tipiche del rock alternativo di quegli anni, che vengono rivestite di una giusta dose di modernità che serve ad allontanare un pericoloso effetto nostalgia.
24 – THE BLACK ANGELS - Wilderness Of Mirrors (Partisan Records) - Portabandiera di uno psych-rock moderno, The Black Angels in questo nuovo capitolo della loro discografia restano magistralmente fedeli ai loro antenati psych-rock, come Syd Barrett, Roky Erickson, Arthur Lee e i membri dei Velvet Underground, tutti citati nel brano di punta dell'album, "The River". Il disco come sempre suona potente le classiche esplosioni di chitarre fuzzed-out destinate contemporaneamente a rallegrare le orecchie e a far ripartire la mente, accanto a malinconici esperimenti di chitarra acustica. Anche il mellotron, gli archi e altre tastiere giocano un ruolo più importante, per dare una patina sperimentale al suono proposto.
25 – YARD ACT – The Overload (ZEN F.C./Island) – L’esordio sulla lunga distanza del quartetto di Leeds, pone gli Yard Act tra le nuove band da seguire, sebbene musicalmente non propongano nulla di realmente innovativo. Però la loro miscela di chitarre spigolose e groove ritmici che creano un ponte tra i Fall e gli Sleaford Mods, è interessante in virtù di testi che sono scritti molto bene e altrettanto interpretati dal frontman James Smith, che scandaglia i mali della società britannica post brexit.
26 – STRENGSBREW – Too Far North (Chaputa) – Il chitarrista dei Fleshtones Keith Streng, oltre a suonare la batteria nel nuovo disco di Deniz Tek, ha da tempo messo in piedi il supergruppo Strengsbrew, insieme a musicisti del calibro di Jim Heneghan, Måns P. Månsson (Maggots) e Robert Eriksson (The Hellacopters). “Too Far North” è un ottimo disco d’esordio che mette insieme le influenze delle band di origine di ogni singolo musicista, realizzando un disco di stampo chitarristico nella migliore tradizione del rock sandinavo, non disdegnando di dare un’occhiata al glorioso passato dei sixties.
27 – RADIO KSG - A Million In The Creek (Bang! Records) – Altro supergruppo che arriva dall’Australia. Composto da Kent Steedman (Celibate Rifles), Russell Barecivic (Bored!), Ben Brown (The Hellmen) e Vince Donato (Flycharmers), danno vita ad un disco d’esordio particolarmente interessante, incentrato sul più classico dei suoni aussie rock che ci hanno fatto innamorare, musicalmente parlando, della terra di Oz negli anni ottanta.
28 – GARY LEE CONNER – Trutheater (VE Recordings) - il settimo album solista dell’ex Screaming Trees, Gary Lee Conner continua nel solco dei temi musicali proposti nei dischi precedenti tutti incentrati su di un rock psychedelico di pregevole fattura che da tempo mettono in risalto l’ottimo songwriting del musicista americano.
29 – BEECHWOOD - Sleep Without Dreaming (Alive Records) – In Italia si parla ancora troppo poco di questo trio newyorchese, giunto al quarto album in poco meno di dieci anni di attività. Sleep Without Dreaming si muove sempre nell’ottica rock’n’roll dei suoi predecessori, aggiungendo una sensualità sfrenata che trasuda intensamente dalle loro chitarre, un lato onirico mai espresso prima d’ora. I testi sono oscuramente romantici, misteriosi e stimolanti. Ruotano intorno all'oscurità, alla perdita e al dolore. Queste parole poetiche e approfondite sono parte integrante dell'atmosfera ipnotica di “Sleep Without Dreaming” e rendono ogni brano più completo.
30 – ROSALBA GUASTELLA – Grace (Rubber Soul Records) – In un’annata caratterizzata da molte uscite al femminile di alta qualità, non può esserci chiusura migliore di questa classifica con un disco di un’artista italiana. Per il suo secondo album di Rosalba Guastella sceglie di orientare i suoni più sulla matrice psichedelica dei tardi anni Sessanta, spaziando dal folk alle atmosfere lisergiche orientali, con qualche capatina nella west coast psichedelica con le canzoni che non suonano per nulla derivative ma hanno il pregio di portare l’ascoltatore ad aprire uno scrigno dei ricordi se si sono ascoltati certi dischi nel passato, mentre se si appartiene alle nuove generazioni, un album come “Grace” può fungere da chiave di lettura per stimolare la ricerca per approfondire un sottogenere musicale che ha caratterizzato in positivo la storia del rock.
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