AA.VV. - Rock These Ancient Ruins - Mamma Roma's Kids (Area Pirata/Surfin' Ki)

Negli anni Ottanta quando in tutto il mondo esplodeva la revival mania del garage rock, gli album compilation erano uno strumento essenziale non solo per essere introdotti, qualora neofiti del genere, alla scena ma anche per partire alla scoperta delle tante band che si muovevano in un sottobosco tanto creativo quanto sconosciuto. Anni d'oro per riempire le proprie collezioni di dischi con tanti lavori pregevoli. Da allora in poi lo strumento compilation serviva anche a fissare su nastro il momento di singole scene cittadine ricche di un fermento che oggi, in tempi di musica liquida, sembra appartenere alla preistoria. 
Ecco che allora desta una sorpresa vedere arrivare sul mercato questa “Rock These Ancient Ruins – Mamma Roma’s Kids” compilation pubblicata solo su vinile, ed interamente dedicata alla scena punk rock romana di ieri e di oggi. Il disco nasce da un’idea di Lorenzo Canevacci (Wendy?!, Bloody Riot) e Simone Lucciola (Blood ’77, Gioventù Bruciata, Lamette) che sin dalle prime edizioni del “Raw Rock ‘n’Roll Festival” pensavano di arrivare a fissare su disco la storia della scena punk romana degli ultimi 40 anni. 
Come tutte le compilation che si rispettano, anche questa pubblicata da Area Pirata e Surfin’ Ki Records, mostra una varietà di sottogeneri che spaziano dal punk ’77 degli Alieni, quello virato in chiave pop alla Buzzcocks di Alex Dissuader, il garage-punk destrutturato dei Plutonium Baby, le atmosfere newyorchesi dei Beats Me, l’hard di derivazione proto-punk scandinavo dei Blood ’77. Non mancano nella prima facciata del disco episodi al limite del genere come lo psychobilly dei Cyclone, e quello evocativo dei Wendy?!.
Il Lato B si apre con lo storico marchio dei Taxi, oggi lanciatissimi come Giuda, con il loro glam rock riconoscibilissimo e vero marchio di fabbrica, anche in questa versione primigenia. Seguono le Queen Kong che riportano il suono sui territori più lineari del punk old school cui fanno eco, subito dopo, gli Human Race che rimandano ai primissimi Clash, con uno dei brani migliori dell’intero disco, cui si affianca quello degli Idol Lips, come dire che i giovani non hanno niente da invidiare ai più attempati e storici colleghi. A tutta velocità si continua con Tigers In Furs, prima di chiudere con il pub rock dei Mad Rollers ed il brano dei Ferox (uno dei tre cantati italiano) che porta gli Skiantos sul barcone dell’Anarchy in the U.K.
Il disco è arricchito dalle note critiche di Federico Guglielmi, e non poteva essere altrimenti, che sottolinea l’dea di fondo dell’operazione che vede “i ragazzi più giovani sono accanto ai ragazzi più attempati che però ragazzi rimangono”, dimostrando come gli artisti di ieri sappiano fare squadra con quelli di oggi.
Infine una nota per sottolineare il grande lavoro grafico che accompagna il disco con la copertina disegnata, così come la inner sleeve, da Paulette Du (Plutonium Baby, Motorama, La santissima Trinità) che ritrae la grandissima Anna Magnani, virata in chiave punk mentre porta a spasso un maiale al guinzaglio in una Roma notturna sommersa dai rifiuti e riconoscibile dallo skyline del Gasometro sullo sfondo con i gabbiani che le volteggiano intorno. Mentre Alex Vargiu (Bingo, Bloody Riot, Dissuaders), ha realizzato Citti nel retro copertina..

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