Intervista a Franz Barcella (Wild Honey/Otis Tour)


Franz Barcella
Franz Barcella si occupa da anni di rock a 360° sia con la sua etichetta discografica Wild Honey, operando da tour manager per molti artisti italiani e stranieri, attraverso l’agenzia Otis Tour, curando la programmazione musicale e non solo, del Circolo Edoné di Bergamo e organizzando anche il punk raduno che si tiene annualmente nella città orobica, da un po’ di anni a questa parte. Prendiamo spunto dall’ultima uscita della Wild Honey, la complation digitale “The Benefit of Things To Come”, per parlare con lui dei motivi che lo hanno portato a realizzarla ma anche della sua esperienza di operatore culturale in questi mesi segnati dalla pandemia di Covid-19.
Franz non possiamo partire che dal chiederti come state vivendo questo momento doloroso per la tua città natale?
“Se hai visto quel bel reportage realizzato dalla trasmissione della RAI Report, ti sarai reso conto di quello che è successo e di come la classe dirigente con i suoi errori abbia contribuito all’esplosione della pandemia, a partire dalla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano. Tutta colpa di un insieme di fattori, a partire dalla sfortuna per arrivare al ruolo che la città di Bergamo riveste nel nord Italia: uno snodo per tutto il tessuto produttivo. Essendo poi la provincia di Bergamo la più popolata d’Italia, ecco spiegato perché è stato facile che l’epidemia potesse esplodere qua. Di certo state fatte delle scelte sbagliate in maniera oserei dire criminale e che spero vengano indagate e punite come è giusto che sia, ma altrettanto occorre riconoscere che è la prima volta che tutti ci troviamo a dovere affrontare una pandemia del genere, quindi senza dare delle scusanti a nessuno, dobbiamo dire che tutti abbiamo sottovalutato il pericolo incombente. Ad esempio nel nostro piccolo come Edoné quando hanno iniziato a proibire gli eventi, abbiamo trovato delle alternative che probabilmente non andavo fatte, seppure noi come tutti abbiamo agito con il migliore degli intenti, ma non immaginavamo il tipo di tempesta che stava arrivando. Sfido chiunque a dimostrare che si potesse essere preparati ad una cosa del genere, sebbene la classe dirigente si presume che abbia più informazioni del popolo. Di certo per il futuro saremo più preparati di oggi, così come credo che si riserveranno più risorse alla sanità pubblica in modo da arginare i danni causati oggi. Di sicuro posso affermare che i cittadini di Bergamo e della sua provincia sono stati molto ligi ad osservare il lockdown”.
Come da ogni parte del paese tutti hanno capito la gravità della situazione e penso che dopo i primi momenti nessuno ha pensato che ci fosse in giro gente con comportamenti irresponsabili. Invece a livello della tua famiglia come state vivendo questo momento, visto anche che tuo padre svolge la professione medica?
“Io mi trovo in un difficile momento, non solo perché la situazione attuale ha spazzato via mesi e mesi di lavoro per l’etichetta o la Otis. Essendo poi uno dei soci che gestiscono il circolo Edoné abbiamo la responsabilità di una ventina di ragazzi che lavorano per noi e che ora sono senza stipendio. Per quello che riguarda l’aspetto familiare è ancora peggio perché io vivo solo ed essendo stato malato i primi giorni, non vedo nessuno da tanto tempo. Mio padre continua ad operare e per fortuna sino ad oggi non si è ammalato, mio fratello è diventato papà proprio la notte della chiusura di tutto con la bambina che è dovuta restare in ospedale per 15 giorni. Mia mamma si è ammalata come me i primi giorni della malattia e quindi non ha potuto neanche godersi la nascita della nipotina. Da qualunque lato la guardi è una situazione di disagio ma per fortuna, a parte il fatto che non possiamo vederci oramai da due mesi, possiamo dire di essere passati finora indenni alla pandemia”.
Parlaci un po’ della Wild Honey di come è nata ed a che punto è arrivata questa esperienza.
Mettere su un’etichetta discografica come la Wild Honey è uno dei tanti processi a cui arrivi da appassionato di musica. Sai meglio di me che si inizia costruendosi la propria personalità, dal look di quanto sei ragazzino alla formazione storica attraverso i dischi andando avanti ed indietro a cercare quelli che modellano il gusto. Poi cerchi di diventare magari maggiormente protagonista iniziando a suonare, fare tour, scrivere ecc. Una di queste parti ad un certo punto diventa quella di realizzare un disco, o suonato o mettendo su un’etichetta e questa credo sia una cosa molto comune per un certo tipo di appassionati. Io nel creare la Wild Honey mi sono dato delle linee guida sin dall’inizio: non ho mai voluto che questo diventasse il lavoro che mi desse da vivere, ma qualcosa che mi piacesse fare. Per essere libero nel dare una mano ai gruppi ho messo su una cassa che non tocco mai, sia quando ero in negativo che ora che il bilancio è in positivo. Quindi oggi con la situazione che ci ritroviamo, posso essere tranquillo che l’etichetta non è a rischio, non dovendo pagare stipendi a dipendenti, se non il ragazzo che mi aiuta con le spedizioni. Per questo posso fermarmi in qualsiasi momento senza subire contraccolpi.  In questi undici anni l’etichetta è stata come un viaggio nel tempo. Ho riallacciato rapporti con gente che non sentivo da un po’ di tempo, conosciuto artisti che poi sono diventati amici ed ecco che la compilation di oggi è un po’ come il riassunto di tutto il percorso. Dal punto di vista personale devo dirti che oggi ho la sensazione che la Wild Honey abbia trovato la sua identità ben precisa: non siamo un’etichetta punk ma neanche una dedicata ad un genere preciso che diventa un po’ come una famiglia ben cristallizzata. Ha sì un suono ben definito, ma anche un bel po’ variegato ed è la prima volta che vedo un po’ l’unione di tutti. 
Franz Barcella e  Fabio Clemente (Otis Tour)

Poi c’è il resto della filiera: la Otis Tour ed il circolo Edoné
La Wild Honey funziona bene proprio perché esiste la Otis. Quando sono in tour con i gruppi posso portarmi i dischi per farli conoscere oppure direttamente nei negozi. Edoné invece è qualcosa di diverso perché non sempre i gruppi dell’etichetta o che portiamo in tour passano dal circolo. Però l’esperienza che accumulo con la Otis, viaggiando vedo un sacco di locali e tocco con mano esperienze diverse, mi torna utile nel lavoro con Edoné. Un po’ come sei miei soci mi mandassero a fare uno stage e tutto quello che vedo può diventare uno spunto per migliorarlo. 
Da tutte queste esperienze nascono poi i rapporti che ti hanno portato a concretizzare l’idea di “The Benefit of Things To Come”(leggi quì la recensione) una compilation utile raccogliere fondi per l’ospedale da campo realizzato a Bergamo in queste dure settimane dagli alpini con l’aiuto degli ultras dell’Atalanta senza spendere denaro pubblico. Quanto tempo è passato dall’idea alla realizzazione finale della compilation, che ricordiamo è in vendita sulla piattaforma Bandcamp?
“Il riscontro ampiamente positivo che sta ottenendo, al di là dello scopo benefico, è dovuto principalmente al lavoro artistico delle band e dei solisti che partecipano, così come chi ha realizzato la copertina che è, come si suol dire, una figata che ha diverse letture: i più giovani ci vedono un tributo al disco dei Refused “The Shape Of Punk To Come” che si rifaceva come grafica alle compilation degli anni ’60, mentre le foto degli ospedali che abbiamo messo le danno un’aria vintage. In fondo tutte le copertine dei dischi Wild Honey hanno questo mood vintage. Per quello che riguarda i pezzi, tutto ha funzionato in modo veloce, nel senso che non ho dovuto fare pressioni per ottenerli in fretta. Tutto è partito dai Peawees che avevano questa cover registrata da un po’ di tempo (Alone Again Or dei Love n.d.i.) e mi hanno proposto di metterla sul mio Bandcamp per raccogliere donazioni. Però ho pensato che una sola canzone era un po’ una goccia nell’oceano, in verità lo è anche la compilation, così ho pensato di proporre l’idea ad altri artisti per avere un maggiore risalto. I dubbi erano che mentre il brano dei Peawees era ben registrato e masterizzato, non potevo essere certo che altri avessero dei pezzi pronti. Allora io ho spedito una mail a tutti i contatti dell’etichetta, raccolti nel corso degli anni, spiegando quale era la mia situazione dopo la malattia, visto anche che tanti mi scrivevano dopo avere visto le notizie su Bergamo in televisione, perché dopo che la città è entrata nelle news di tutto il mondo, ecco che molti di loro associano la città a me. Così ho spiegato che non solo ero disposto ad aiutare qualche artista in difficoltà, ma anche che avevo questo progetto in mente e se qualcuno aveva delle canzoni pronte potevano servire per realizzare la compilation per aiutare l’ospedale.
L’hai un po’ buttata lì come ultima cosa.
“L’avevo messa in fondo alla lunghissima mail e pensavo che neanche la notassero. Invece subito i Rubinoos , che tra l’altro sono un gruppo sotto contratto discografico, mi hanno risposto. Poi John Paul Kieth e via via tutti gli altri. C’erano anche altri gruppi che volevano assolutamente partecipare, ma non avevano del materiale pronto e quindi abbiamo preso la decisione di escluderli perché volendo realizzare una compilation d’inediti, non aveva senso inserirci dei brani già pubblicati su altre uscite. Una questione di fortuna, la più clamorosa delle quali è stata quella di Langhorne Slim che ha registrato quel pezzo a casa con chitarra e voce. Poi Chris dei Midwest Beat ha voluto fare le grafiche e il mio amico Riccardo Zamboni ha fatto il mastering di tutto migliorando notevolmente le versioni ricevute”.
In fondo avete lavorato come se stavate preparando un disco che doveva andare in stampa.
“Esatto. Il processo è stato proprio quello, con l’unica differenza che lo abbiamo destinato alla piattaforma digitale Bandcamp”.
Ha proposito di fortuna, hai beccato un inedito dei Radio Birdman da pubblicare, di assoluta qualità se non superiore, a quanto hanno fatto uscire sugli ultimi singoli realizzati. Se penso che “What It’s For” è stata registrata nelle stesse sessions del singolo “Buried and Dead” che è certamente una buona cover, ma quella finita nelle tue mani è una vera chicca.
“Quello è tutto merito di Deniz Tek. Con Deniz mi sento spesso attraverso una chat che abbiamo su Whats App, ed io avevo timore a chiedergli di partecipare. Visto che Langhorne Slim aveva registrato il pezzo acustico gli ho chiesto se poteva fare la stessa cosa, dato che sapevo che non aveva inediti registrati come Deniz Tek, visto che io pubblico i suoi dischi da solista in Europa. Poi lui i ha detto di avere un’idea che riguardava i Radio Birdman e mi ha detto che avrebbe parlato con il resto della band e con John Needham (Boss della Citadel Records n.d.i.) e poi ha tirato fuori questo vecchio inedito che andava masterizzato, cosìche alla fine è finito dentro la compilation.
Franz con Deniz e Anne Tek
È il karma. Se non fosse successo tutto questo quel brano sarebbe rimasto sepolto nei suoi archivi. In fondo è qualcosa che dice tanto sulla storia delle band. Sono brani che non hanno una casa e come dici tu rappresenta al meglio il percepito dall’artista che è diverso da quello che invece percepisce il suo pubblico. Io che sono un springsteeniano quando uscì il cofanetto Tracks, oppure un album come The Promise, mi chiedevo come mai brani di quel valore non fossero finiti dentro album come “Darkenss” o “The River”. Se è giusto che sia l’artista a decidere cosa debba uscire su un disco, è altrettanto vero che poi ci sia una persona da fuori che giudichi con occhi diversi.

Anch’io ho avuto con Deniz Tek un’esperienza particolare. Quando è venuto in Italia in tour insieme a Scott Morgan, ho organizzato la data calabrese in un paesino dell’hinterland della mia città. Da fanatico della sua musica, oserei dire a livelli patologici, gli chiesi con un po’ di timore se potessi registrare il concerto e poi trasmetterlo nel mio programma radiofonico. Lui mi disse di sì ed io registrai dal mixer con l’ausilio di un minidisc e dopo passai il resto della notte, negli studi della radio,  per preparare un cd sui primi masterizzatori da tavolo che esistevano all’epoca, che gli portai il mattino seguente. Un anno e mezzo dopo quel cd mi arrivò dagli Stati Uniti, pubblicato dalla sua etichetta Career Records, ed io vi figuro nei crediti come ingegnere del suono e fotografo
“Ma quella era la data dove erano in ritardo e furono scortati dalla Polizia?
Si era quella.
“Lui mi racconta sempre di questa data in Calabria in cui erano in ritardo, furono fermati dalla Polizia e pensavano al peggio, invece poi furono scortati fino al paese, dove poi cenarono con il sindaco. È una cosa che racconta sempre ogni volta che siamo in tour”.
In questo periodo la gente si è divisa sugli argomenti più disparati. Dal campionato di calcio che deve o non deve riprendere, alla musica che si deve fermare così come altre attività di spettacolo che coinvolgono la presenza di pubblico. Tu come hai percepito le ragioni di questo dibattito?
“Premesso che da tifoso dell’Atalanta muoio dalla voglia di rivedere la squadra in campo, ora che è nella sua migliore stagione di sempre, ma non è comunque quella una priorità. Il problema che si pone adesso, ed è anche uno dei motivi per cui ho fatto uscire la compilation, è il fatto che la gente impugni il concetto e la parola rispetto come un’arma contro qualcuno. Dopo avere cercato l’untore o l’origine del problema, si è passati a criticare chi suonava in live stream o a facreva piccoli concerti da casa. Capisco bene che la gran parte di quelli che si trovano in rete non ha nulla di reale da comunicare e lo fa per soddisfare il proprio egocentrismo. Leggevo un articolo su Rolling Stone dove si diceva che la musica si doveva fermare e fare un passo indietro. Tanti miei amici in città hanno appoggiato questa tesi che a me ha dato molto fastidio in un momento in cui stavo cercando un mio punto di equilibrio. Mi sono imposto di non farmi coinvolgere nel dibattito ma credo di avere risposto con la compilation, perché trovavo quell’atteggiamento estremamente moralista e snob. Capisco bene che chi ha perso una persona cara non voglia sentire ne vedere gente che suona in live stream.
Però basta non guardarlo, anche perché chi suona lo fa perché lo ritiene importante, quindi nessuno in realtà può dire cosa sia importante e cosa no. Nel calcio è successa la stessa cosa. Ho litigato con alcuni miei amici ultrà, per via della lettera scritta dal Bocia, che come sai è il più importante ultrà per tutti noi dell’Atalanta, al presidente Percassi invitandolo a fermarsi. Io che conosco bene il Bocia reputo che la sua lettera sia stata un tremendo autogol. Come fai a pensare che quello che hai scritto che rispecchia la tua sensibilità del momento, sia trasferibile a tutti? Se il campionato riprende tra un mese dopo un lungo stop, chi può dire che sia una mancanza di rispetto? È una questione tremendamente soggettiva e non c’è una realtà univoca ed acclarata. Porti rispetto riprendendo a giocare il mese prossimo o lo porti non riprendendo a giocare più? I morti ci sono e ci saranno sempre. Porti rispetto solo ai morti di Covid oppure a tutti i morti? È troppo gigantesca la questione del rispetto in quest’ambito che nessuno può dire cosa sia giusto e cosa no. Perché io non devo portare rispetto a tutti coloro che lavorano nel calcio, e non parlo dei calciatori, ma di chi ha un lavoro legato ad esso? Ci sono troppe questioni legate al calcio che sono radicate nel territorio e che questo stop finisce con il colpire quelli che vi lavorano a livello più basso. E così e con i concerti, l’intrattenimento nei locali ecc.”.
Franz con Steve Wynn

Ma una luce in fondo al tunne s’intravede oppure dal tuo punto di vista non c’è possibilità che si possa andare ad un concerto prima del prossimo anno?

“Secondo me no. Se pensi a tutte le cose che sono assimilabili ai concerti tipo stadio, teatro, cinema, scuola, riunioni o comizi politici, ma devo ragionare anche in quest’ottica. Pensare che uno studio abbia ipotizzato la non possibilità di vedere concerti prima dell’estate del 2021, mi fa arrabbiare, perché significa che i locali deputati ad essi muoiono tutti e migliaia di persone finiranno per non avere più un lavoro. Ma questa è un’ottica di chi non considera prioritaria questa situazione perché in realtà non la conoscono. Noi dobbiamo però farci i conti e provare a trovare delle soluzioni, per questo al circolo Edoné stiamo studiando delle soluzioni alternative per far fruire il nostro locale al pubblico abituale. Nell’incertezza del futuro dobbiamo studiare varie misure per riaprire. E questo ci porta a studiare nuove misure: dal delivery della cucina, alla fruizione dei tempi morti durante gli eventi, sviluppando un’app che dal tavolo ti faccia ordinare e pagare le consumazioni senza affollarsi alla cassa o al bancone, così come studiare un soluzione drive in, per gli spazi che abbiamo all'aperto. Stiamo lanciando un pony drink in modo che oltre ai panini possiamo portare a casa dei clienti i nostri drink. Cerchiamo di studiare nuove forme di fruizione del locale. Importante e non restare fermi”.

Tutte le foto pubblicate a corredo dell'intervista, sono tratte dal profilo Facebook di Franz Barcella



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