Maya Mountains - Era (Go Down Records, 2020)
Dodici anni tra un disco e l’altro non sono certo una pausa confortante per essere ricordati in un mondo dove tutto si muove velocemente. Ma questo non ha rappresentato di certo un problema per il trio veneto che da “Hash and Pornography” pubblicato sempre dalla Go Down nel 2008, si ripresentano con la stessa formula torrenziale di un disco pieno di riffs heavy-psych di derivazione stoner, materia che riescono a maneggiare così bene da ricordare band di culto come i Kyuss.
In questo lungo periodo, Alessandro Toffanello (basso, synth e voce), Emanuele Poletto (chitarra) e Marco Bortoletto (batteria) hanno speso il loro tempo nei side project Tundra e Goliath, per poi riportare quelle esperienze negli anni che vanno dal 2015 ad oggi, caratterizzati da tante jam sessions durante le quali sono state messe a punto le 10 tracce di "Era", un disco che racconta le vicende di Enrique Dominguez, un vagabondo, che dopo un salto nel tempo, atterra nel deserto di un mondo sconosciuto. Qui tra incontri con sciamani e avventure oniriche di ogni genere, il protagonista si ritrova ad essere catapultato nello spazio interstellare dove finirà per vagare all’infinito.
Sogni o incubi che siano, le vicende del protagonista vengono raccontate con canzoni dalle ritmiche ossessive sulle quali si innestano chitarre che scandiscono riffs pesanti degni dei Motorpsycho degli esordi (periodo Lobotomizer/Soothe), ma anche dei Melvins più cupi. Un viaggio psichedelico nel quale si viene coinvolti attraverso ritmi frenetici e soffocanti che riportano indietro l’orologio del tempo sino all’era d’oro dei Black Sabbath.
Un disco non certo per tutti i palati, a tratti forse un po’ fuori dal tempo, ma del quale si finisce per non stancarsi mai, neanche dopo ascolti ripetuti. Segno di un lavoro molto ben realizzato in ogni suo aspetto.
In questo lungo periodo, Alessandro Toffanello (basso, synth e voce), Emanuele Poletto (chitarra) e Marco Bortoletto (batteria) hanno speso il loro tempo nei side project Tundra e Goliath, per poi riportare quelle esperienze negli anni che vanno dal 2015 ad oggi, caratterizzati da tante jam sessions durante le quali sono state messe a punto le 10 tracce di "Era", un disco che racconta le vicende di Enrique Dominguez, un vagabondo, che dopo un salto nel tempo, atterra nel deserto di un mondo sconosciuto. Qui tra incontri con sciamani e avventure oniriche di ogni genere, il protagonista si ritrova ad essere catapultato nello spazio interstellare dove finirà per vagare all’infinito.
Sogni o incubi che siano, le vicende del protagonista vengono raccontate con canzoni dalle ritmiche ossessive sulle quali si innestano chitarre che scandiscono riffs pesanti degni dei Motorpsycho degli esordi (periodo Lobotomizer/Soothe), ma anche dei Melvins più cupi. Un viaggio psichedelico nel quale si viene coinvolti attraverso ritmi frenetici e soffocanti che riportano indietro l’orologio del tempo sino all’era d’oro dei Black Sabbath.
Un disco non certo per tutti i palati, a tratti forse un po’ fuori dal tempo, ma del quale si finisce per non stancarsi mai, neanche dopo ascolti ripetuti. Segno di un lavoro molto ben realizzato in ogni suo aspetto.
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