Smalltown Tigers - Five Things (Area Pirata, 2020)

Sappiamo bene quanto sia stato sempre difficile emergere nel mondo della musica in Italia, soprattutto se si usa il linguaggio del rock nelle sue svariate sfumature. Se poi ci si ostina a non cantare in italiano, la strada diventa sempre impervia. Se poi si milita in una band tutta al femminile e ci si propone di suonare punk rock, allora tutto diventa più difficile. Non so se le ragazze che compongono le Smalltown Tigers si sono poste questo problema, né ci importa più di tanto visto che su queste pagine cerchiamo di scrivere di musica e dischi che abbiano ragione di esistere, seppure in un mercato che riserva non molte soddisfazioni a chi vi opera.
“Five Things” è l’album di debutto del trio romagnolo ed uscirà il prossimo 24 aprile in versione LP in edizione limitata a 300 copie, e che giunge a compimento di un percorso di crescita che ha portato le ragazze riminesi a farsi conoscere dapprima nel circuito garage punk italiano, suonando da spalla a leggende del rock italico come i Not Moving LTD, e nomi di spessore della scena power pop newyorchese come le Baby Shakes nel loro tour italiano dello scorso anno, ma anche volando oltre manica e dividendo i palchi con altrettanti gruppi femminili in ascesa che rispondono ai nomi di The Speedways, The Menstrual Cramps e Hagar The Womb.
Dopo una fase di preproduzione curata con l’ausilio di Stiv Cantarelli (Satellite Inn, SC and The Silent Stranger, J.D. Hangover e l’Abbiati Cantarelli Conspirancy) che ha visto al lavoro Valli (basso/voce) e Monty (chitarra voce), l’arrivo di Castel (batteria/voce) in formazione, serve a definire i contorni musicali che uniscono punk e glam a massicce dosi di rock’n’roll stradaiolo, che rendono la loro proposta estremamente godibile. Gli otto brani del disco tra i quali spiccano il singolo “Just Friends”, la trascinante “Runaway Girl”, la crampsiana  “Darling Please” mostra di che pasta sono fatte le ragazze che non hanno paura di mettere in mostra i loro nomi tutelari che sono riconducibili ad una sacra triade composta da Ramones-B’52-Runaways, senza sembrare per nulla derivative. Il disco è suonato in presa diretta in studio e registrato dal Ronin  Roberto Villa e masterizzato da un nome leggendario come quello di Jim Diamond (The Dirtbombs, White Stripes) che rendono il prodotto finale estremamente godibile. Non resta quindi che mettere sul piatto il disco, alzare il volume e lasciarsi andare.


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