Recensione - Lambrini Girls - Who Let The Dogs Out (City Slang, 2025)
Il nome del duo di Brighton, Lambrini Girls, è sulla bocca di tutti da quando hanno dato alle stampa il singolo queercore “Help Me, I'm Gay” e l'EP “You're Welcome” (Big Scary Monster, 2023), che hanno demolito la transfobia, la cultura lad e l'abuso sessuale, questioni che hanno afflitto molte scene musicali britanniche - in particolare la loro - per troppo tempo. Oggi, dopo avere consolidato la loro reputazione sui palchi dei principali festival inglesi e non solo, e avere aperto i concerti per gente del calibro di Idles e Iggy Pop, pubblicano un interessantissimo album d’esordio, in cui riversano tutta la loro visione politica del mondo, su di un tappeto sonoro punk noise che richiama alla memoria il movimento delle riot girrrl ma non solo.
In "Who Let The Dogs Out" (City Slang) la chitarrista e
cantante Phoebe Lunny e la bassista Lilly Macieira mettono a
fuoco il loro status di musiciste e attiviste attraverso dieci brani affilati
che possiamo definire come il punto di congiunzione tra i già citati Idles e
gli Amyl & The Sniffers, di cui dei primi incarnano le asperità sonore e i
testi declamati più che cantati, mentre dei secondi ricalcano le accelerazioni
punk e le tematiche femministe e sociali. Le Lambrini Girls sono trasgressive,
intelligenti ma mai pretenziose, hanno testi a volte umoristici e molto spesso
oscuri, e si confermano in ascesa nonostante abbiano prodotto poco più che una
manciata di canzoni.
Il suono sinistro delle sirene da l’incipit al brano
d’apertura “Bad Apple”, con una feroce invettiva contro la polizia britannica
ed i suoi agenti corrotti. È un'ossessionante riflessione sulla brutalità e
sulla cattiva condotta della polizia moderna, che l'anno scorso ha visto un
aumento del 50% del numero di poliziotti licenziati e radiati nel Regno Unito.
Nel frattempo, negli Stati Uniti 956 civili sono stati uccisi dalle autorità in
otto anni. Ma anche da noi a leggere le cronache di questi giorni, non mancano
gli episodi controversi.
A seguire arrivano due brani che si focalizzano sulla misoginia: “Company
Culture” affronta il tema delle molestie sessuali sul posto di lavoro e
l'elettrizzante “Big Dick Energy” mette in luce il pericoloso diritto insito
nella mascolinità tossica: “Sono uno dei bravi ragazzi e allora perché non
vuoi fare sesso con me?” urla Phobe in questa ultima. Temi alle quali Lunny
e Maciera tengono particolarmente e che voglio mettere in evidenza perché, come
ha dichiarato Phoebe in una recente intervista al NME: “La gente non
prenderà noi ragazze sul serio come gli uomini: dobbiamo gridare due volte più
forte”.
Ma i temi espressi nel disco sono spesso affrontati anche un
pizzico d’ironia e leggerezza per tenere vivo quel lato scanzonato della loro
personalità che serve a non allontanare dal focus il loro essere musiciste più
che attiviste, ruolo che molto spesso non viene accreditato a delle ragazze.
Forse per centrare meglio questo aspetto, servirebbe scrivere dei temi musicali
un po’ più vari dato che in Who Let The Dogs Out i brani tendono ad
assomigliarsi e a risultare un po’ mono-tono.
Per questo saltano alla ribalta i testi che parlano di disordine alimentare (“Nothing Tastes As Good As It Feels”), neurodivergenze (“Special Different”), gentrificazione (“You're Not From Around Here”). I Brani di spicco come “Big Dick Energy” e “No Homo” sono un attacco alla misoginia e al sessismo e non mancano attacchi ai vanitosi personaggi della finta sinistra rock “che non saprebbe cos'è il socialismo nemmeno se gli desse un pugno sul cazzo” come con disgusto espresso in “Filthy Rich Nepo Baby”. I pericolosi lati negativi dell'amore moderno riemergono in "Love" mentre la deliberata provocazione sulla cultura dello slut-shaming di “Cuntology 101” chiude un disco potente e ben strutturato che mette nuovamente al centro della musica rock, la “canzone politica” ed il ruolo che alcuni musicisti, non solo in Gran Bretagna, stanno assumendo non tanto per essere dei maestri del pensiero, quanto per alimentare una presa di coscienza necessaria dei mali della società contemporanea, per opporsi alla sua deriva provare a stimolare un pensiero differente rispetto a quello che la visione capitalistica ha imposto negli ultimi decenni.
Pubblicato per la prima volta su FreakOut Magazine il 22 gennaio 2025
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