Recensione – Colapesce – Egomostro (42 Records)
Il ritorno discografico di Colapesce era molto atteso per verificare se il brillante esordio
di “Un meraviglioso Declino” uscito tre
anni orsono, potesse venire confermato.La risposta, la diamo subito a scanso
di equivoci, è positiva tanto da portarci ad affermare che “Egomostro” ci consegna un
artista nuovo che si pone in scia con la migliore tradizione musicale italiana,
il Battisti periodo Panella, ed
internazionale con i chiari riferimenti ai Talking
Heads che si possono riscontrare come “ispirazione” di ricerca per arricchire
queste canzoni molto “intime” di un suono corale che sembrerebbe più prodotto
da una band che da un solista. In Egomostro Lorenzo Urciullo, si pone su di un lato molto introspettivo
compiendo un’analisi della propria vita ai tempi dell’ego smisurato che tutti
più o meno abbiamo dentro di noi, e che ci fagocita più o meno giornalmente. La
novità più interessante del disco risiede nella cura del suono e degli
arrangiamenti sui quali viene adagiato il cantato sussurrato tipico del cantautore
siciliano. C’è una varietà maggiore di stilemi come il funk di “Brezny” ripreso in maniera differente
anche nella title-track, l’intimismo di brani come “Sottocoperta” e “Sold Out” che
insieme a “L’altra Guancia” si pongono in linea con il disco precedente.
Poi ci sono importanti dosi di pop della migliore tradizione italiana come in “Reale” e nell’invettiva “Maledetti Italiani”, singolo che
anticipò nel novembre scorso, l’uscita
di questo album. In definitiva Egomostro ci presenta un autore molto più
maturo e capace di rinnovarsi in modo costante senza mai rinnegare ogni suo
aspetto distintivo.
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