Samsa Dilemma - "Everyday Struggle" (2020)

 


Una delle storture del mondo musicale moderno è quello di fare un uso massiccio della musica “liquida” in sede di promozione, giustificata per ridurre i costi da parte delle case discografiche e degli artisti, ma anche per raggiungere più velocemente gli addetti ai lavori. Capita così che tanti dischi si perdano nei meandri delle caselle email, oppure nelle cartelle del download del pc, dove finiscono per giacervi per mesi se non perdersi del tutto quando c’è bisogno di fare spazio negli hard disc.
Questo è quello che è successo nel caso di  “Everyday Struggle”  secondo disco dei Samsa Dilemma, progetto di Riccardo Pro (Disagio, Mahatma Transistor, Pugaciov Sulla Luna) e Daniel Sartori, che in questa occasione è stato allargato in forma di quartetto con l’ingresso del batterista Fabrizio Keller e del bassista Fausto Postinghel, cui sono state aggiunte  le ottime collaborazioni di Vanessa Cremaschi al violino, Chiara Morstabilini alla viola e Paolo Trettel al flicorno.
Dopo aver stagionato per lunghi mesi nel mio hard disc, “Everyday Struggle” è emerso all’ascolto mettendo in mostra una varietà di suoni ed atmosfere che si lasciano piacevolmente ascoltare, ricchi come sono di buone influenze targate anni novanta che sanno miscelare i Pavement alle melodie ruvide degli Sugar e Sonic Youth, con alcuni passaggi più calibrati sul versante dell’alt-country, non disdegnando di legare il tutto con un’ottima vena autoriale.  
I testi delle dodici canzoni di questo album, per niente banali, raccontano in maniera a volte anche scanzonata del vivere quotidiano nel mondo che ci circonda, dove l’individuo è sempre più connesso e digitalizzato ma allo stesso tempo incapace di relazionarsi con il prossimo, ma che nel contempo deve calarsi nella realtà e cercare una via d’uscita alle situazioni negative, che a volte diventano drammatiche come quando ti portano via amici cari (21 November 2018 - In Memory of Luciano).
cantato prevalentemente in inglese ma con un paio d’incursioni nella lingua di casa (“Non Funzione” e “Destino”) “Everyday Struggle” mostra anche un piccolo limite oggettivo che ne frena la fruizione. La quantità di suoni, seppure perfettamente arrangiati, e le atmosfere cangianti danno l’idea di trovarci davanti quasi ad un album che racconta una carriera e le sue evoluzioni, piuttosto che ad un disco pensato e strutturato per essere omogeneo, e forse la ricchezza di idee messe in campo rischia così di essere un limite piuttosto che un valore aggiunto.
Ecco allora che forse il modo migliore di approcciarsi a questo disco è quello di assaporarlo a piccole dosi entrando a poco a poco al suo interno, per scoprire ed apprezzare in seguito le peculiarità totali, trovando ciascuno una propria chiave di lettura.




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