Recensione - Calabrians City Rockers Vol. 1 di Artisti Vari (La Lumaca Produzioni/Sound Factory / Kaya Studio)

Un’istantanea della musica prodotta in Calabria e rappresenta  un modo per veicolarne le tante realtà della regione. Calabrians city rockers vol.1, contiene al suo interno 20 brani di band e artisti calabresi. Calabrians Cty Rockers vol.1 nasce da un’idea di Vladimir “KayaDub" Costabile, (già leader di Taranta Terapy, produttore, dubmaster e fonico per Brunori SAS, Di Martino, e co-prodotta grazie alla sinergia di:Sound Factory, KayaStudio, LoStanco.com (per la realizzazione dei contenuti video), Made in Art (progetto grafico), Francesco Cangemi (comunicazione) e registrata dai giovani fonici-produttori calabresi A. Adriano, M. Gazzaruso, F. Malizia e lo stesso Costabile. La compilation è aperta da “The Hunter’s Prayer”, unico brano acustico presente, firmato da Al the Coordinator, al secolo Aldo D’Orrico che, lontano dalle sue scorribande elettriche del passato con i Miss Fraulein, ha trovato una sua nuova dimensione artistica nel blues rurale dove riesce ad esprimere sia la sua vena artistica che quella di fine virtuoso della chitarra, realizzando un mix interessante tra Doc Watson e Johnny Cash. Subito dopo tocca agli (AllMyFriendzAre)DEAD alzare il ritmo con “Apocalipse Wow” pezzo molto tirato in stile grunge, mentre i Black Flowers Café presentano uno dei brani più interessanti del lotto, “Do What You Will” , che rimanda alla tradizione della della new wave britannica con un brando dalle atmosfere molto alla Cure mediati con la tradizione indie dei primi anni 2000. Ancora echi di seattle nel brano proposto dagli Emily Witch. La loro “The Spiral’s Circle” profuma tanto di Soundgarden mediati con la melodia. Decisamente più “arty” le sensazioni che emergono dalla “End of Porn” del duo Speaking and Looping che miscela chitarre post rock, elettronica minimale, cantato in inglese e spoken word in italiano. Il brano dei Maieutica che gioca foneticamente sul titolo di “Appitchami”  è una classica canzone, peraltro molto efficace, in classico stile indie rock dei nostri giorni. Il  gruppo Statale 107 bis mostra una direzione decisamente diversa miscelando in una patchanka per nulla pacchiana, il rischio era dietro l’angolo, ritmi reggae, suoni texmex e sapori world nella loro “Questo Deserto” che si avvale del featuring di Bader Dridi. Come in tutte le compilation del genere, le atmosfere cambiano di brano in brano e con “Tribes” del Tomfool Project si spostano nel crossover anni ’90: chitarre pesanti molto stoner ed un quasi rap a declamare il testo che risulta un po’ nascosto rispetto al suono e si fatica un po’ al capirlo. “Cecì” dei Twist Contest è il brano più “leggero” dell’intero lotto con i suoi ritmi in levare ed una melodia accattivante. In “No Return” degli White Socks il cantante fa un po’ il verso al compianto Layne Stanley in questa ballata hard, anche questa influenzata da stilemi grunge.  Uno dei nomi più noti degli artisti presenti, i Captain Quentin, presentano “Say no no the Lady” uno strumentale lontano da certe asprezze del passato. Meglio il progetto parallelo  Kyle che con “Dog Star” confermano quanto di buono hanno fatto nei due album pubblicati sinora. I Dissidio con “Momenti Felici” puntano un po’ a fare del sensazionalismo con un po’ di parolacce innestate su atmosfere musicali che richiamano molto i Nirvana che flirtano con gli Zen Circus e gruppi simili. Decisamente più da dancefloor rock la proposta dei Parkwave che mettono in piedi una “Arctic Summer” estremamente efficace per essere ballata. Il consolidatissimo pop punk dei Duff si conferma con “L’Astronauta” brano che si innesta nella loro avviatissima produzione. “Mind Distortion” dei Monotype sposta l’asse verso il drum’n’bass che flirta con chitarre rock in un crossover che li ha portati già su palchi importanti al fianco di mostri sacri della scena elettronica internazionale. Con “Breakfast on the Moon” degli Snapshot si torna alla canzone pop dal sapore indie, molto efficace. Il finale della compilation esplora ancora territori elettronici partendo con  “No Games” di Spike feat. Bia che parte lentamente da atmosfere ambient per innalzare successivamente i ritmi che si riveleranno efficacissimi anche questi in regime di dancefloor. Il “padrone di casa” Vladimir Costabile con il suo alter ego musicale si unisce al Kumè Trio  per un brano, “Zole” in cui Kumè Trio & KayaDub su di una solida base elettronica innestano una mediterranea melodia con fisarmonica che duella con ritmi decisamente dance.  Jkob con il sostegno  di Libberà  che scrive e canta “Devil’s Anthem” consolida la tradizione della scena ’hip hop calabrese che non ha nulla da invidiare a quella di qualsiasi altra regione italiana. Calabrians City Rockers vol.1 in definitiva mantiene quanto promesso, fornendo uno spaccato preciso dello stato dell’arte della musica prodotta in Calabria e come per tutte le operazioni analoghe i brani presenti risultano più o meno appetibili a secondo dei gusti personali, ma che risulta godibile anche se ascoltata tutta d’un fiato. La compilation è realizzata solo in versione digitale e può essere acquistata  attraverso  vari store digitali e sul sito della stessa http://www.calabrianscityrockers.it/

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