Recensione Mad Dogs - The Future Is Now (Go Down Records, 2025)

Diversi anni fa intervistando Marco Diamantini, leader dei pesaresi Cheap Wine, parlando della situazione del rock prodotto in Italia, ne usciva una descrizione dettagliata fatta più di ombre che di luci. Oggi la situazione è ancora, se vogliamo, meno rosea di quella di un tempo, e per molti gruppi è difficile andare avanti e farsi riconoscere da un pubblico italiano sempre meno, salvo rare eccezioni, disposto a farsi coinvolgere da chi produce musica originale faticando a conquistarsi uno spazio in una nicchia che sembra restringersi ogni giorno di più.

Alla mia domanda su chi glielo facesse fare di continuare a pubblicare dischi e cercarsi da soli gli spazi dove esibirsi dal vivo, in breve come facessero a resistere, lui mi rispose cosi: <<La nostra resistenza si chiama rock’n’roll!>>.

Si trattava non solo di una frase a effetto, ma forse il miglior modo per esprimere un’attitudine che molti gruppi, insieme a uno sparuto gruppo di etichette discografiche, promoter e agenzie di booking insieme, perché no, a tutti quelli che come noi si ostinano a scrivere di questa musica per divulgarne non solo il glorioso passato, ma anche quanto di buono si produce oggi anche nel nostro “Bel Paese”.

Tra le band che resistono vanno certamente annoverati i Mad Dogs che giungono a pubblicare il loro quarto album ufficiale in dieci anni di carriera, tutti editi dalla Go Down Records e che hanno rappresentato un’evoluzione costante aggiungendo, passo dopo passo, sempre quel qualcosa in più che ha migliorato la qualità del loro songwriting.

E se “Ass Shakin' Dirty Rollers” (2017) operava un deciso cambiamento rispetto al disco d’esordio “Niente É Come Sembra” (2015) e non solo per il passaggio dal cantare in italiano a quello in inglese, il terzo capitolo “We Are Ready To Testify” (2020) metteva ancora meglio a fuoco, sin dal titolo, l’idea di fondo che li anima da sempre: mostrare che anche in Italia si può ripercorrere con credibilità quella strada che negli anni Settanta univa il garage e il rock ad alta energia, partendo da Detroit, passando per la Scandinavia e approdando nella lontana Sydney, Australia, lasciando dietro di se una pletora di grandi musicisti e ferventi devoti al sacro culto del rock’n’roll.

“We Are Ready To Testify” offriva una testimonianza lampante come anche dalle nostre parti il culto per queste sonorità poteva essere riprodotto senza mai apparire stucchevolmente derivativi, grazie anche a brani dal grande spessore nella scrittura come dimostrano, ancora oggi, la title track, “I Believe In Rock’n’Roll”, “No Regrets”, “Not Waiting” o la delicata ballata “What Do You Say?” che non mostrano affatto l’usura del tempo trascorso.

Ecco che oggi arriva “The Future Is Now” destinato a diventare il disco della definitiva consacrazione del quartetto di San Severino Marche che non tradisce le aspettative e conferma la tradizione di una regione votata al grande rock, che va dai Gang ai Cheap Wine, passando per gli indimenticabili Boohoos e Loose, arrivando oggi ai Mad Dogs.

Il disco si apre con la superba title track che definisce i contorni di quello che seguirà: un brano dove il riff di chitarra si fissa subito in mente e trascina questo vigoroso pezzo punk nelle atmosfere di metà anni Settanta, quando i Radio Birdman avviavano il loro glorioso percorso musicale di culto. I riferimenti che ciascuno può ricondurre a questa o quella band sono sempre i soliti: la Sonic Rendezvous band, i già citati Radio Birdman e New Christs, senza dimenticare gli Hellacopters, ma anche gloriosi gruppi garage come i Miracle Workers.

Le chitarre di Marco Cipolletti e Luca Zenobi duettano per tutto l’album, tra ganci melodici e riff potenti, mentre la solida sezione ritmica, composta dal basso di Simone Mosciatti e la batteria di Giacomo Zepponi sorregge l’impianto sonoro in maniera estremamente efficace, attraverso riuscitissime variazioni ritmiche. Non ci sono cadute di tensione lungo tutti gli undici brani del disco dove vanno segnalati canzoni di grande spessore come “Stoker” destinata a diventare uno degli anthem del gruppo, mentre la pausa riservata alla ballata “Black Sheep” serve ad apprezzare il tratto melodico che le si ritrova in tutto l’album.

Il giro di basso che apre “Don’t Band Over” rimanda ai Birdman di “Hand Of Law” mentre la voce di Cipolletti richiama più quella di Nick Royale degli Hellacopters, che non quella di Rob Younger con quest’ultimo che di certo ha ispirato brani come “Go Ahed” mentre della band svedese si potrà ritrovare l’influenza in canzoni come “No More Lies”.

Pr chiudere al meglio The Future Is Now, i Mad Dogs piazzano un brano ad alto tasso psichedelico come “Switch Up My Time” che rappresenta al meglio quanto il gruppo marchigiano scriveva nella presentazione del lavoro precedente parlando di come quel disco era la prova che lottare per ciò in cui si crede e seguire i propri sogni è la strada giusta per raggiungere la libertà. Una libertà che oggi può essere certificata in maniera inequivocabile dalle note di questo magnifico The Future Is Now.

Pubblicato la prima volta su FreakOut Magazine il 17/09/2025

 

 

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