Recensione – The Morlocks – Submerged Alive (Area Pirata, 2025)

I tipi di Area Pirata lo hanno fatto di nuovo. Evidentemente amano e credono fortemente in questo disco da proporne una seconda ristampa dopo quella del 2012 che ripescava dall’oblio un classico del garage punk di tutti i tempi.

Submerged Alive di The Morlocks venne pubblicato nel 1987 dalla neonata etichetta californiana Epitaph fondata dal chitarrista e compositore dei Bad Religion, Brett Gurewitz, che sceglieva di avviare la sua impresa discografica con questo secondo album della band di Leighton Koizumi, e che in seguito sarebbe arrivata al successo mondiale pubblicando i dischi di band quali The Offsprings, NOFX e Rancid.

Formatasi a San Diego in California nel 1984, i Morlocks, erano composti dal chitarrista Tommy Clarke, dal bassista Jeff Lucas, dal batterista Mark Mullen, dal cantante Leighton Koizumi e dal chitarrista Ted Friedman, questi ultimi ex membri dei Gravedigger Five, una delle band di culto della scena che imperversava negli anni Ottanta.

Sin dalla loro prima esibizione, avvenuta nel settembre 1984 al Rave-Up di Los Angeles; i Morlocks suscitarono l’interesse delle etichette indipendenti, tanto che la sera stessa dopo quell’esibizione, la band ricevette due offerte separate per registrare un album e, dopo un po' di tempo, decise di firmare un contratto con la Midnight Records di New York City.

Nel dicembre dello stesso anno la band registrò il suo primo mini-LP, Emerge (anche questo ristampato anni fa da Area Pirata n.d.r), recuperando una serie di strumenti distrutti durante un concerto a San Francisco due giorni prima dalla band The Tell-Tale Heart, che accettò di prestare gli strumenti alla band per la sessione di registrazione. L'album fu prodotto da Jordan Tarlow (Outta Place, Fuzztones). La Midnight Records pubblicò l'album nella primavera del 1985.

Dopo l'uscita del loro primo disco, la band si trasferì da San Diego a San Francisco, per poi vedersi pubblicare Submerged Alive, che conteneva una performance registrata dalla band a Berkeley, in California, nel 1986. Sebbene l'album fosse registrato dal vivo, l'LP conteneva evidenti manipolazioni in studio operate da Gurewitz del rumore del pubblico, spingendo molti a etichettarlo “falso live”, cosa che oggi appare pienamente credibile. Altra controversia che aleggia sull’album riguarda la mancata approvazione della band alla pubblicazione, tanto che alcuni imputano a Gurewitz di avere pubblicato una sorta di bootleg, ma nessuno conosce a fondo la verità.

Come detto, Area Pirata ristampò questo disco a venticinque anni dalla pubblicazione originaria e oggi torna con una seconda ristampa che riporta in auge questo disco definito da Franco ‘Reverendo Lys’ Dimauro nel suo libro sugli eroi perduti e perdenti del garage punk, Born Loser – Pepite e lastre di selce (Arcana) “il Metallic KO della stagione garage punk”.

Come non essere d’accordo su di una definizione come questa, visto come dai solchi di questo disco escano fiumi di “odio, noia e depravazione”, frutto degli abusi ed eccessi che ben presto porteranno all’oblio Leighton Koizumi tanto che, dopo la pubblicazione del terzo album, venne addirittura dato per morto dalla rivista Spin, per poi ritornare sulle scene sul finire degli anni Novanta, con una rinnovata formazione dei Morlocks con la quale continuava di tanto in tanto ad esibirsi.

Submerged Alive rispetto ad Emerge abbandona, seppure non del tutto, la strada in cui rivisitava oscuri brani garage dei sixties che, sebbene non manchino, non rappresentano il fulcro centrale del disco. Proprio la rivisitazione di un brano di Al Touissant, “Get Out Of My Life Woman” apre il disco in una sorprendente versione blues virata in chiava psichedelica, poi l’adrenalina inizia a salire con brani come “She’s My Fix” che definisce il classico suono dei Morlocks.

Una decadenza che si ripropone in brani com “My Friend The Bird”, mentre in altri casi come “Different World” e “Black Box” la band sembra scegliere toni più oscuri e criptici, mentre torna sui territori più classici del garage punk quando reinterpreta “Leavin’ Here” dei Birds e “Body Not Your Soul” di Cuby & the Blizzards.

Tra echi di Stooges e Stones questo disco definisce non solo il suono di una band che già mostra segni di cedimento per i contrasti interni, ma la tempo steso la consegna ai libri della storia del rock, quella più oscura, malata ma che più di ogni altra deve essere riscoperta.

Pubblicato la prima volta su FreakOut Magazine il 06/08/2025

 

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