Miss Chain & The Broken Heels - Storms (Wild Honey Records, 2023)
pubblicata su Freakout Magazine il 10/01/2024
Dopo un silenzio durato dieci anni Miss Chain
& The Broken Heels tornano sulle scene con un nuovo album pubblicato
dalla Wild Honey Records. Nato come progetto solista nel 2009 per dare sfogo
alla passione per il rock’n’roll della psicoterapeuta Astrid Dante (aka
Miss Chain), il progetto è cresciuto diventando ben presto, dopo l’incontro con
il bassista/promoter Franza Barcella, una band con personale più o meno fisso,
arrivando a pubblicare tre album e svariati singoli che hanno messo sempre in
bella evidenza la genuinità del suo amore per il garage rock, virato in chiave
power pop, che si è tradotto in un esercizio compositivo sempre brillante e ben
messo a fuoco.
“Storms” non fa altro che confermare quanto di buono ascoltato in
precedenza, mettendo sul piatto dieci canzoni fresche e di facile presa che propongono
una profonda riflessione sulla crescita personale dell’autrice, con i testi che,
potrebbero sembrare estremamente malinconici ma che, secondo Dante, “racchiudono
la tensione tra le radici della band e la sua attuale evoluzione, risultando in
un viaggio musicale che risuona con il suo passato e il suo presente”.
Ecco allora che la musica estremamente gioiosa fa da contraltare a quanto
Astrid canta, riuscendo a trovare una chiave di lettura che si affaccia su
diversi territori mescolando garage e pop, Country e Indie rock, spruzzate di Hillbilly,
R&B e blues con la leggerezza del sunshine pop.
Proprio su queste coordinate l’album si apre con il trittico “i Don’t Know”, “Wild
Wind” e “Storms” che mettono in risalto le ottime intuizioni melodiche,
lasciando poi spazio al jangle/pop di “Hunters of Hope”, uno dei brani migliori
del lotto. La bella ballata “Since Your Gone” mette in evidenza quanto di buono
riescono a fare i compagni di viaggio Fran Barcella (basso), Giovanni Caniato (batteria)
e Silva Cantele (chitarra) che firma insieme ad Astrid Dante tutti brani
dell’album, sebbene la stesura sia stata collettiva e sorretta dall’ottima
produzione di Riccardo Zamboni.
Il secondo lato del disco scorre piacevolmente brano dopo brano con punte di
eccellenza come la catchyssima “Uh Uh Uh” ed il gran finale riservato a “Lie” che
su di un classico giro di blues cresce in slow-emotion con il
trascorrere dei minuti, sino a diventare una perfetta canzone da “sing-a-long”
che impreziosirà i concerti futuri.
Commenti
Posta un commento