Recensione - Amyl & The Sniffers - Cartoon Darkness (Rough Trade, 2024)
Gli Amyl and the Sniffers sono uno dei pochi gruppi australiani della nuova scena rock che sono riusciti a travalicare i confini del loro continente e raggiungere presto un buon grado di notorietà internazionale. Anzi il loro caso presenta delle particolarità che non si riscontrano in altri artisti che hanno avuto un percorso di notorietà simile, tanto che sono diventati testimonial di una campa pubblicitaria di Gucci, ancor prima che venisse pubblicato il loro disco d’esordio.
Molto lo si deve sicuramente all’immagine che Amy Taylor propone sul palcoscenico: quello di una donna libera che non ha paura di cantare i suoi inni sessuo-politici in abiti succinti e atteggiamenti provocatori, sorretti dal suono granitico dei suoi compagni Declan Mehrtens (chitarra), Gus Romer (basso) e Bryce Wilson (batteria) che mischiano il più classico punk rock con la tradizione del pub rock che ha portato alla ribalta il rock australiano negli anni Settanta.
Dopo due album ricchi di energia e carisma, l’omonimo disco d’esordio del 2019 e “Comfort To Me” del 2021, in cui l’originalità limitata non hanno impedito di imporsi all’attenzione degli appassionati e raccogliere fans illustri come Jarvis Cocker dei Pulp e i Foo Fighters che li hanno scelti come gruppo spalla per i loro concerti, è arrivato il momento di compiere il definitivo salto di qualità e raggiungere quella popolarità che travalica l’ambito underground.
“Cartoon Darkness” è un disco perfetto per questo scopo, non solo per la produzione di Nick Launay (Nick Cave & The Bad Seeds, Yeah Yeah Yeahs) che ha reso il suono più “adatto” al potenziale grande pubblico, o per il fatto che sia stato registrato negli storici “606 Studios” di Los Angeles, oggi di proprietà dei Foo Fughters, ma dove sono stati registrati capolavori come “Rumors” dei Fleetwood Mac e “Nevermind” dei Nirvana, ma principalmente per il fatto che la band australiana ha compiuto un deciso passo in avanti nella fase di scrittura delle canzoni.
I cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale, la politica e i Big Tech, ma anche l’odio che prolifica nell’anonimato del web, la visione femminista del mondo che la Taylor mette nei suoi testi, sono al centro di un disco che si evolve dal punk per andare verso una visione moderna del rock, per non restate soffocati nel genere di partenza e per rispondere all’ottusità di chi li accusa di essersi “svenduti troppo presto”.
Proprio agli autoproclamati guardiani del punk è rivolto il primo singolo estratto da Cartoon Darkness: “U Should Not Be Doing That” è sia dal punto di vista musicale, con la martellante ritmica ricca di groove funky e la chitarra suonata a mo’ di blues, che nel testo una chiara contrapposizione verso chi critica in maniera sessista Amy per via delle sue vivaci esibizioni. A questi repressi la Taylor si rivolge sprezzante cantando: “Ero a Londra/A fare la regina/E tu eri nella mia testa a dirmi: “Non dovresti farlo”/Conosco il mio valore”.
Ma in quasi tutto l’album si avverte una sensazione di lotta che Amyl and the Sniffers hanno intrapreso contro chi vuole disconoscergli I meriti della loro ascesa costante. E lo fanno sin dal brano d’apertura “Jerkin” rivolto agli haters che popolano il web, con un pezzo di grande impatto in cui la Taylor mette a frutto le influenze raccolte nelle collaborazioni con Sleaford Mods e Viagra Boys mettendo in metriche simil rap la sua sfuriata vietata ai minori, fatta di battute argute e selvagge: “Sei uno stupido coglione / Sei uno stronzo / Ogni volta che parli borbotti, brontoli / Devi pulirti la bocca dopo aver parlato perché è un buco di c**o” e ancora: Si piacciono i miei outfit e odiano il mio successo/ Sono la migliore ancora/ Non voglio essere bloccata in quella negatività”.
Un bel pugno nello stomaco al quale fa da contraltare la successiva “Chewing Gum” un brano che celebra l’amore giovanile in maniera sdolcinata e spensierata con un ritornello così efficace che si fissa subito in testa: “La vita è breve, la vita è divertente, e io sono giovane e così stupida / sono attaccata a te proprio come una gomma da masticare”.
“Tiny Bikini” è un brano autobiografico che parla della consapevolezza del
suo essere donna di spettacolo e di come si esprima su di un palco. Brani dal
ritmo serrato come quelli che occupano tutta la parte centrale del disco da
“Its Mine” con i suoi pesanti riffs hardcore, a “Pigs” passando per “Doing In
The Head” e “Motorbike Song” in cui tutto il trascorso musicale della band non
appare per nulla abbandonato, ma semmai potenziato in una maniera estremamente
efficace.
Ma il punto di forza di Cartoon Darkness sono i brani “lenti” che rappresentano
la vera novità musicale rispetto al passato. “Big Dreams” è una ballata dolente
che riflette su quanto siano difficili i tempi che viviamo e di come le
ristrettezze economiche possano tarpare le ali: “Hai grandi sogni, vuoi
andartene da qui / sei stufo di essere bloccato nell'appartamento / sei a corto
di soldi e non sai da dove cominciare”. Mentre la fine di un amore con le
dolorose conseguenze dell’ineluttabilità della separazione che si portano
dietro sono raccontate in “Bailing On Me” in maniera struggente con un
ritornello strappacuore che recita: “Dannazione, ci risiamo, ho il cuore
spezzato/
So
che mi stai abbandonando/Dannazione, eccomi di nuovo qui, ho il cuore spezzato/
So
che mi stai abbandonando”.
Ma questa tenerezza viene ben presto messa da parte sia con la successiva “U
Should Not Be Doing That” di cui abbiamo già parlato, ma anche con la piena
consapevolezza di ottenere quello che si vuole purché lo si faccia senza
esitazioni (“Do It Do It”), mentre in “Going Somewhere” c’è la necessità di
andare da qualche parte a cercare un riscatto, ma farlo magari in due “perché
siamo in sintonia/perché siamo in due” una sorta di chiamata alle armi ma
in cui occorre che ti abbandoni per cui: “Spegni il telefono/spegni i tuoi
pensieri/spegni tutto quello che hai”.
Ma prima di prendere congedo c’è spazio per l’ultima invettiva di Amy Taylor
che mette sul piano il pezzo della consapevolezza femminile, di tutte quelle
ragazze che sanno bastare a se stesse, che possono benissimo divertirsi con le
amiche. “Me and the Girl” lo mette subito in chiaro sin dai primi versi A me e alle ragazze non importa se siamo
brutte
“Io e le ragazze siamo fuori a divertirci/Tu e i
ragazzi state giocando alla vostra Xbox/
Tu e i ragazzi siete dei fanatici, così stupidi”. Un
brano intransigente come l’incipit di “Jerkin” una chiusura perfetta del cerchio che Amyl and the Sniffers hanno
costruito per diventare definitivamente grandi.
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