Recensione Earthtone9 – In Resonance Nexus (Candelight Records, 2024)
Gli Earthtone9 sono state una delle band inglesi che
hanno caratterizzato la scena Nu-Metal affermatasi sul finire degli anni
Novanta con tre album significativi: “Lo-Def(inition) Discord” (1998); “Off Kilter
Enhancement” (1999) e “Arc'tan'gent” (2000) che li hanno posti all’attenzione
generale degli appassionati del genere, pur non arrivando mai ad ottenere un
vero status di superstar, ma restando sempre confinati nell’alveo underground,
nonostante il loro terzo album sia unanimemente considerato un caposaldo di
quell’epoca, tanto da finire addirittura a dare il nome ad un rinomato festival
che si tiene ancora ai giorni nostri a Fernhill Farm, Bristol che li vedrà
tornare protagonisti nel prossimo mese di agosto insieme a band come Mogwai,
Explosions In The Sky e Meshuggah tra gli altri.
Subito dopo quella stagione d’oro il gruppo si è messo in uno stato di
quiescenza, mettendosi fuori dalle scene in uno stato di semi inattività
interrotta nel 2013 con un album autoprodotto (“IV”) cui seguì un altro periodo
di silenzio interrotto oggi dall’uscita di questo nuovo album dal titolo “In
Resonance Nexus” edito dalla Candelight Record.
Tra le novità salienti di questa nuova fase della band c’è il rientro ufficiale
del chitarrista Joe Roberts, che torna a
far coppia con Owen Packard, mentre il batterista Jason Bowld (Bullet For My
Valentine) prende il posto dello storico drummer Simon Hutchby, mentre al basso
troviamo Neil Kingsbury. Come sempre a fare da collante l’inconfondibile voce
di Karl Middleton continua a caratterizzarne la perfetta riconoscibilità del
gruppo.
Sin dal brano d’apertura “The Polyphony Of Animals” gli Earthtone9 riportano alla
mente quanto di buono hanno scritto sin dagli esordi: riffs pesanti e linea
vocale estremamente melodica, innestate su di una base ritmica estremamente
veloce, cercando di modernizzare, o meglio rendere più attuale, una proposta
sonora che risulta accattivante, godibile ma forse non sufficientemente
evoluta. La successiva “Navison Record” rafforza il concetto ed insieme al
singolo “Black Swan Roulette” appare perfettamente riconoscibile nello stile
della band.
Mentre "Under The Snake" prima di sfociare in un assalto sonoro, parte
con la chitarra che ricama atmosfere ammalianti che sembrano evocare un
ipnotico paesaggio onirico. Tra i brani di punta c’è da annoverare certamente “Oceanic
Drift” brano utilizzato per lanciare l’annuncio dell’album, mette in evidenza
la dicotomia tra suoni duri e melodici che si alternano nel lavoro delle
chitarre e delle variazioni vocali di Middelton.
Stesso discorso lo si può riservare a brani come "Lash Of The Tongues”,
mentre in "The Etiquette Of Distortion” le melodie non riescono a prendere
il sopravvento sulla durezza dei suoni.
Per trovare un apparente momento di
pausa bisogna arrivare quasi alla chiusura dell’album con l’ottima “Third
Mutuality”. Da segnalare anche la presenza di un cameo dell'autore, comico Malli
Malpass, ex dei Bristol mob ONE DICE e ora noto per essere Metalhead di The
Ranganation della BBC, che presta la sua voce nel brano “Observe Your Course”.
In definitiva possiamo parlare di un buon che soddisferà i fan di lunga data e
gli appassionati del genere, ma che non riserva elementi di sostanziale novità
a meno che la band nel futuro non pensi di intraprendere la strada tracciata
nel brano conclusivo “Strenght Is My Weakness” che potrebbe rappresentare
l’inizio di una nuova era, così come l’epitaffio conclusivo della loro
parabola. In fondo non possiamo prevedere se gli Earthtone9 continueranno ad
esistere o sceglieranno un altro lungo periodo di quiescenza.
Pubblicato la prima volta su Freak Out Magazine il 5 luglio 2024
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