Recensione X- Smoke & Fiction (Fat Possum, 2024)
44 anni dopo l’uscita del loro disco d’esordio, il seminale “Los Angeles (Slash, 1980), gli X decidono di uscire di scena con quello che annunciano essere il loro ultimo album in studio. Per farlo hanno usato una roboante ma veritiera introduzione volta a farli conoscere a chi non ne ha incrociato la strada in questo quasi lungo mezzo secolo: "Essere grandi è una cosa. Rimanere grandi per molto tempo è un'altra cosa. Gli X sono stati grandi per 47 anni, costruendo la loro leggenda come uno dei gruppi punk più originali d'America con sette album tra il 1980 e il 1993”.
Ma prima di addentrarci nell’analisi di “Smoke &
Fiction” che segue l’ottimo ritorno sulle scene di “Alpahbetland” (Fat
Possum, 2020) occorre ricordare ai più giovani quanto la band formata dalla cantante
Exene Cerkvenka, il chitarrista Billy Zoom, il bassista/cantante John
Doe e il batterista DJ Bonebrake ha rappresentato nella storia del
rock e del punk rock californiano, che li ha visti essere dei veri e propri
prime movers accanto a band del calibro di Germs, Screamers, Black Randy and
the Metrosquad e Weirdos con i quali dividevano i palchi dei locali e animavano
le feste di una generazione che verrà abilmente documentata dalla regista Penelope
Spheeris nel film “The Decline of Western Civilisation”.
Un mondo che andava velocissimo e spesso verso l’autodistruzione come cantavano
in “The World's a Mess: It's In My Kiss” uno dei brani di punta del disco di
debutto “Los Angeles” prodotto da Ray Manzarek dei Doors che li vide suonare
una cover velocissima di “Soul Kitchen” che a stento riconobbe, ma che fece
scattare la scintilla che porterà il tastierista della band di Jim Morrison a
una collaborazione artistica durata per i primi quattro album della band.
“Los Angeles” è un disco che mette in scena una poetica dura facendo risaltare
il contrasto esistente tra lo sfarzo glamour della città hollywoodiana, e i
tormenti di una gioventù che ne abitava il ventre molle. Il punk di Los Angeles
tra il '77 e l'80 non è stato un periodo facile né per i gruppi né per i fan,
un mix di ragazzi della classe operaia che cercavano di superare l’era
Reganiana provando a rimanere sani di mente, con la musica come elemento
indispensabile per la sopravvivenza e talvolta come aggressore, anche se non
tutti ce l'hanno fatta, come dimostra la tragica parabola del leader dei Germs,
Darby Crash.
Con i successivi album “Wild Gift” (1981), “Under The Big
Black Sun£ (1982) e “More Fun In The New World” (1983), gli X si sono
rapidamente affermati come una delle migliori band della prima ondata della
fiorente scena punk di Los Angeles, grazie anche a brani memorabili come "Johnny
Hit and Run Paulene", "Los Angeles", "The World's a Mess;
It's in My Kiss", "White Girl", "The Hungry Wolf",
"True Love, Pt. #2" e "I Must Not Think Bad Thoughts". Gli
X diventrono ben presto i leader leggendari di una generazione, grazie
soprattutto alla poetica del duo Cervenka/Doe che traevano una chiara ispirazione
nell’anticonformismo e nella creatività spontanea del movimento Beat del
secondo dopoguerra, esprimendola attraverso un punk rauco e basato sul rock 'n'
roll.
Ma il vero elemento che ha distinto la scrittura di Doe e
Cervenka, rispetto a quella dei loro contemporanei, oltre che uno dei motivi
per cui gli X hanno avuto un fascino duraturo, è rappresentato dal mescolare il
loro modello di punk rock, che era sempre melodico, con il country/folk e il rockabilly
per trasmettere l'essenza della loro complessa identità culturale.
In “Smoke & Fiction” ritroviamo tutti gli
elementi che hanno contraddistinto le varie fasi della carriera del quartetto,
che ha costruito un album che non solo non sfigura nella loro discografia, ma
che possiamo certamente raccontare come questo rappresenti uno sguardo sul
passato scevro da ogni nostalgia. Le canzoni sono musicalmente simili a quelle
dei lavori precedenti della band, mentre dal punto di vista lirico, le canzoni
di Smoke & Fiction servono a ricordare agli ascoltatori che John ed Exene
sono poeti: prima che i due si incontrassero a un workshop di poesia alla fine
degli anni '70, Exene non aveva mai cantato o pensato di fare musica. Nel corso
della loro collaborazione (un matrimonio, un divorzio e decenni di amicizia e
collaborazione musicale), John ed Exene hanno sempre affrontato il songwriting
come dei parolieri, la loro scrittura esigente e vivida, venina sostenuta dal
loro caratteristico alternarsi vocale pieno di carattere e fascino.
Proprio i testi, tuttavia, sono i punti in cui l'album si
differenzia in maniera decisa dal precedente “Alphabetland”. Considerando che
questo è stato concepito come l'ultimo album degli X, le canzoni di “Smoke
& Fiction” sono quasi autobiografiche. Pur non essendo mai stato un gruppo
dichiaratamente politico, gli X non mancano di analizzare e contrastare il
potere dell’informazione dei giorni nostri, molto spesso mistificata e
stravolta per compiacere il potere. In uno dei brani cardine del disco, “Big
Black X”, l’invito è perentorio: “Rimanete svegli e / Non fatevi prendere”.
Una visione che a volte viene espressa sul lato personale come nel brano
d’apertura “Ruby Church” mentre in un altro brano (“Flipside”) viene usata una visione
più generalista. Queste due canzoni sembrano anche, per altri versi, una
l’opposto dell’altra visto che nella prima si parla di una persona in “stato di
grazia”, mentre nella seconda viene descritto il lato oscuro della propria
mente.
“Smoke & Fiction” è anche un disco che rimanda ai tempi
della giovinezza in cui John ed Exene amavano “mettersi nei guai” una voglia
che viene riaffermata nella trascinante “Sweet Til The Better End”, mentre le
difficoltà di una relazione vengono raccontate in “Struggle” con il classico
intreccio vocale dai due che rimandano a tanti classici della band, mentre il
tema musicale rimanda alla classica "Johnny Hit and Run Paulene".
In "The Way It
Is", un bel brano mid-tempo, il chitarrista Billy Zoom aggiunge un twang
country scuro, mentre la performance vocale di John canta con un incedere
doloroso versi come questi: "Non siamo mai stati dei ragazzini, eravamo
piuttosto giovani/facevamo quello che facevamo solo per andare avanti"; mentre
il controcanto di Exene sublima un connubio artistico che continua ad essere un
marchio di fabbrica perfettamente riconoscibile, che continua a farci
innamorare di una band immortale come gli X.
“Flipside” ha un incedere rockabilly che forse meglio degli altri brani gode
della produzione di Rob Schnapf, mentre “Big Black X” richiama subito alla
mente il loro album “Under The Big Black Sun” (1982), ed è un'altra canzone di
ricordo per la resa dei conti finale, è anche
il primo singolo estratto dall'album che insieme al suo video, ricordano
i primi anni della carriera della band (il loro moniker che si perde sui grandi
cartelloni; il primo club punk di Los Angeles, il Masque; l'incrocio dove John
ed Exene vivevano quando si sono conosciuti), ma questi riferimenti non sono
utilizzati per indugiare sul sentimentalismo dei bei tempi che furono, quanto
per affermare di avere fatto le scelte giuste per le loro vite, e di essere
consapevoli che “Si concluda il Tempo”, come cantano nel brano omonimo. Proprio
"Winding Up the Time" è forse la migliore performance degli X
nell'album: È sfolgorante e feroce, frivola e artistica e dimostra quanto siano
ancora incredibilmente bravi a distanza di tutti questi anni.
Un altro elemento che spicca nell’ascolto è quello di
trovarsi ancora una volta davanti ad una formula sonora consolidata, ma sulla
quale spicca un elemento di profonda diversità che è rappresentata dal modo di
cantare di Exene Cervenka, che non ha più bisogno di usare l’angoscia giovanile
che caratterizzava i primi dischi.
“Smoke & Fiction” è il disco della consapevolezza, oltre
che della celebrazione di una carriera gloriosa. Il futuro è ormai alle porte,
e il mondo è ancora un disastro. Gli X decretano come meglio non potrebbero la
loro fine, ma la loro eredità verrà ancora raccolta in futuro,
indipendentemente da ogni moda che si succederà, perché ci sarà sempre qualcuno
che sentirà il bisogno di suonare del punk rock.
Pubblicato la prima volta su Freak Out Magazine il 26 settembre 2024
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