Recensione Francesco Veltri: Basta - Storia di un allenatore minore (Ultra edizioni)
Dopo avere esordito con “Il Mediano di Mathausen” (Diarkos, 2019) un saggio in cui raccontava la storia del calciatore torinese Vittorio Staccione, morto in un campo di concentramento per le sue idee politiche, che ne avevano stroncato anche la brillante carriera, Francesco Veltri si ripropone all’attenzione dei lettori con il suo primo romanzo, “Basta – Storia di un allenatore Minore” edito da Ultra edizioni nella collana Novel.
Ancora una volta il mondo del calcio è al centro della
scrittura di Francesco Veltri, ma non quello dorato fatto di contratti
milionari e sempre al centro dei riflettori televisivi, bensì quello minore che
si disputa nei polverosi campi della provincia italiana, nello specifico di
quella calabrese, tra improbabili maestri di tattica, dirigenti fraudolenti,
calciatori alla ricerca di un sogno che non si avvererà mai.
Non è un caso che l’autore, nel tracciare la figura del
protagonista, si sia basato sulla sua esperienza di calciatore dilettante
prima, e giornalista poi, per creare una summa di tutti i personaggi incontrati
negli anni, e riportarli in una prosa leggera e coinvolgente che caratterizza
tutti i personaggi del romanzo.
A iniziare da Felice Basta, un allenatore dalle idee
calcistiche innovative che dopo avere mietuto successi nei campionati
dilettantisti, arriva a sfiorare il sogno di approdare in una blasonata squadra
del nord, pronta alla scalata verso la Serie A, che si vede scippare l’opportunità
quando è già con le valige in mano. Un sogno che viene spezzato duramente e
spingerà il protagonista verso una spirale decadente non solo a livello
sportivo, quanto umana, che lo farà cadere in una depressione mitigata solo in
aprte dalla famiglia.
Come nella parabola sportiva-professionale del protagonista,
Basta si apre con una leggerezza intrisa di vis comica che si perderà ben
presto. Dall’episodio truffaldino in un campionato giovanile dove si scambiano
le identità dei calciatori per vincere una partita, salvo poi essere scoperti,
perché una mamma non riconosce il proprio figlio in campo, facendo scoprire l’arcano,
il romanzo intreccia realtà e finzione per collocare la storia in uno spazio
temporale reale che è quello che va da metà degli anni novanta sino ai giorni
nostri.
Lo scenario è quello di una Calabria tratteggiata alla
perfezione tra i sogni di una grandeur sempre millantata da ogni ceto politico
che l’ha amministrata, e la meschinità del giogo ndranghetista che opprime ogni
possibilità di riscatto sia esso sociale e sportivo. Francesco Veltri nel suo
romanzo intreccia episodi reali come il delitto del Consigliere regionale
Francesco Fortugno, o quello del calciatore Vincenzo Cotroneo, centravanti del
Locri, entrambi uccisi per mano della ndrangheta e con tutta probabilità anche
con la stessa arma, con la storia romanzata del protagonista lo “Zeman di
Calabria” ributtato giù nell’inferno del calcio minore, in paesi e squadre dai
nomi impronunciabili e imbattendosi in personaggi, meschini, mafiosi che
attraverso anche quel calcio di poco conto, lo usano per manifestare il loro
potere.
Dalle prime pagine che come dicevo in precedenza, strappano
più di un sorriso, il romanzo scorre via via sempre più con un’aurea di
negatività che avvolge il racconto delle vite dei personaggi che devono fare i
conti con i propri errori e le speranze disilluse dalle ingiustizie subite.
Oltre alla passione per il calcio, Francesco Veltri nel suo
romanzo innesta la passione per il giornalismo, tanto da raccontare i momenti
salienti attraverso le pagine di quotidiani locali naturalmente inventati, ma
che risultano talmente credibili tanto sono funzionali al racconto.
Persino uno dei personaggi di contorno, il giovane
calciatore che viene chiamato in prima squadra proprio nella gara più delicata che Basta deve
affrontare, quella del ritorno da avversario nel paese del boss, che non
giocherà neanche un minuto per venire anche colpito da una pietra lanciata dal
pubblico inferocito, e che non giocherà più a calcio, riemerge nel finale del
romanzo nelle vesti di giovane cronista che racconta con un’intervista la
storia di Felice Basta e del suo calcio innovativo, facendolo uscire dalla
spirale negativa in cui era precipitato, in quello che è forse il momento più
palesemente autobiografico del libro.
In questa sua seconda uscita letteraria Francesco Veltri mostra
attraverso una scrittura agile e di grande impatto, di sapere fare breccia nel
lettore guidandolo passo dopo passo attraverso una storia che seppure sia di
fantasia, ha molti punti di contatto con la realtà di un calcio minore di una
provincia italiana altrettanto minore.
Commenti
Posta un commento