Recensione - Linda Collins - Coices (Urtovox Records, 2024)
Dopo un buon disco d’esrdio, “Tied”, pubblicato nel 2021, il
trio torinese dei Linda Collins composto da Alberto Garbero, Vincenzo
Morreale e Massimiliano Esposito, continua a mantenere vitale l’idea di aprirsi
alle collaborazioni per diventare sempre più un collettivo senza limiti che non
siano quelli della condivisione di una precisa sensibilità musicale. Per questo
secondo lavoro hanno scelto di collaborare ancora con Jackeyed (Federico Babbo,
indispensabile voce e co-producer), cui si sono aggiunti Neverwhere (Michele
Sarda, che viene da progetti come The Wends, Swörn e New Adventures in Lo-Fi),
Benedetta Sotgiu, che incide notevolmente in termini di scrittura e
arrangiamenti. Confermata inoltre la presenza del poliedrico Ramon Moro alla
tromba. Tutti coinvolti sia in fase di scrittura che di arrangiamento dei brani
presenti in “Choices” edito anche questo come il precedente, dalla
Urtovox.
Il risultato sono dieci canzoni di pregevole fattura che si
muovono in un mondo di cantautorato intimo che ha precisi riferimenti nei
dischi di artisti che vanno dai Piano Magic a Bon Iver, Mark
Linkous/Sparklehorse a Iron & Wine per finire ai Notwist.
Sin dall’ascolto del primo brano in scaletta, “Sunbeams”, ci
si accorge di come le citate influenze restino ai margini di una scrittura
molto personale. Spicca subito la voce della Sotgiu che accarezza l’ascolto
veleggiando sulla delicata armonia del brano.
L’alternarsi nel ruolo di vocalist principale con Jackeyed è uno dei punti di
forza del disco che elimina il pericolo che le canzoni possano risultare un po’
monocorde, visto il mood riflessivo della musica che accompagna canzoni che
parlano di solitudine, debolezze, cadute e risalite, sempre alla ricerca di un
domani che sia meno buio del presente.
In questo senso è molto esplicativo il brano “Second Life”
in cui si riflette sulle scelte che compiamo giorno dopo giorno e che vanno ben
ponderate per non ritrovarsi nella condizione di cercare una seconda
opportunità che non è detto che si ripresenti.
Per questo la title track “Choices” diventa brano manifesto
di questa attenzione che bisogna fare su se stessi in ogni momento, che sia di
cambiamento o di proseguimento su di una strada già tracciata.
Dal punto di vista musicale l’album è un crogiuolo di
melodie sussurrate in cui le chitarre vengono sapientemente arpeggiate ed i
ritmi a volte veleggiano in ambienti trip-hop (“Kingdom”) e altre volte
accelerano quel tanto che basta per raggiungere quel suono microelettronico
nobilitato dai Notwist (“All my World is around you”). Ci sono poche incursioni
nei territori alt-folk (“A Promise”), ma anche canzoni come “Weapons” e “Black
Roses” in cui l’alternarsi delle voci prospettano un interessante sviluppo futuro.
“Choices” dei Linda Collins è un disco suonato e registrato
benissimo, un prodotto “poco” italiano e per questo ennesima conferma di quanto
andiamo ripetendo da tempo e cioè che il cosiddetto underground della musica di
casa nostra, continui a mostrare segni vitali di ampio respiro internazionale.
Pubblicato la prima volta su Freak Out Magazine il 8 novembre 2024
Commenti
Posta un commento