Recensione – Arab Strap - "I'm totally fine with it 👍don't give a fuck anymore 👍" (Rock Action Records, 2024)
Se già il “ritorno” sulle scene degli Arab Strap con
“As Days Get Dark” del 2021 era stato salutato con entusiasmo, vista
l’alta qualità delle canzoni che conteneva, questo secondo atto del duo
scozzese spinge ancora di più verso l’alto una carriera ben più che brillante,
iniziata 28 anni fa e costellata di dischi pregevoli che raramente hanno
mostrato cadute di tono.
Per farlo Aidan Moffat e Malcolm Middleton, hanno scelto di
mostrarsi in una chiave sonora decisamente diversa, quasi da sembrare un’altra
cosa rispetto al passato, pur restando fedele nel continuare ad osservare e
raccontare la società contemporanea seppure da una prospettiva più adulta
rispetto agli esordi.
"I'm totally fine with it 👍don't give a fuck
anymore 👍" con tanto di emoji inserite nella
grafica del titolo, è una sorta di concept album in cui Moffat scandaglia senza
fare sconti, la società moderna alle prese con i social, le relazioni virtuali
ed i conseguenti condizionamenti che ciascuno di noi subisce nel frequentarle e
farsi condizionare da essi.
Come sempre Moffat ne trae una sintesi estremamente poetica sia quando tratta
il tema con durezza come nel brano d’apertura “Allatonceness”, che volutamente
cerca di mettere in crisi quelle priorità sbagliate che caratterizzano le
guerre culturali online con il distico "Hanno la vostra attenzione,
fanboy antagonisti / Mentre stupratori e nazisti vendono merchandising".
E ancora: “Si prendono la tua attenzione… E non te la restituiranno. Si
prendono la tua attenzione e odiano, odiano proprio tanto Disney. Si prendono
la tua attenzione… E mi sa che mi piace così”. Come sempre il testo è
recitato in prima persona per caricarne gli aspetti drammatici usando dei toni
cupi, mentre la musica orchestrata da Middelton viaggia su un selvaggio post
rock carico di chitarre che alimentano il senso d’angoscia, con la ritmica
marcata in stile Idles.
Subito dopo il suono cambia decisamente accentuando la componente elettronica
del disco con il singolo “Bliss” con la sua dance psicotica che serve
alla perfezione il tappeto sonoro ad un branco che tratta il tema dell’amore
tossico e della violenza.
“Sociometer Blues” è un’altra feroce critica al mondo dei social media e della
nostra dipendenza da essi recitando causticamente: "I vostri pensieri e
le vostre opinioni non sono vostri".
In seguito, il disco cerca di ammorbidirsi trattando il sempre eterno tema
dell’amore in brani come “Hide Your Fires” e nella dolorosa “You’re Not There”
in cui il protagonista non si rassegna all’amore perduto continuando a madarle
messaggi che non verrano mai letti: "Non chiedermi perché ti mando ancora
queste parole / In realtà, chiedi pure - per favore, fallo".
Non manca un riferimento doloroso ai tempi del Covid nel racconto "Safe
& Well", tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto di una
persona anziana che muore sola ed il cui decesso viene scoperto dopo diverso
tempo e da cui Moffat trae spunto per raccontare la perdita della vita del
narratore, solitaria, inosservata e non celebrata, è descritta in maniera
ossessionante e devastante, su di un tappeto sonoro fatto di delicati arpeggi
di chitarra acustica.
“Turn Off the Light" chiude alla perfezione l'album e ne fissa il
carattere concept con il narratore che sembra radicalizzato, deformato dalla
sua nuova "comunità" e integrato in essa- " Chi ha bisogno della
famiglia, chi degli amici? / Perché essere compiacenti e deboli? / Ho trovato
la mia gente ora, non ci piegheremo / Non porgeremo l'altra guancia".
Ecco allora che di "I'm totally fine with it 👍don't
give a fuck anymore 👍" si può parlare di
un disco perfettamente riuscito che può essere annoverato come il suo
predecessore come uno dei migliori episodi della discografia degli Arab Strap
in linea con questa nuova fase della carriera, così come è avvenuto anche in
altre band che in tempi recenti hanno fatto lo stesso percorso: The Dream
Syndicate, Ride, Slowdive, Sleater-Kinney, Go-Betweens, tutti artisti che hanno
saputo tracciare una fase della loro carriera mostrando, seppure in maniera
diversa, la stessa credibilità ottenuta ai tempi dei loro esordi e dei dischi
più celebrati, evitando di diventare stanche proposizioni di ciò che i fan di
vecchia data potessero aspettarsi.
Pubblicato la prima volta su Freak Out Magazine il 22 maggio 2024
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