Fake Names – Expendables (Epitaph Records)

  Scritto per Freakout Magazine e pubblicato il 22/3/2023


I Fake Names sono un supergruppo composto da numerose leggende dell’hardcore come Brian Baker (Minor Threat/Dag Nasty/Bad Religion), Michael Hampton (S.O.A./Embrace), Dennis Lyxzén (Refused/The [International] Noise Conspiracy), Johnny Temple (Girls Against Boys/Soulside) e Brendan Canty (Fugazi/Rites of Spring).
La band si è formata nel 2016 e dopo avere pubblicato un album (2020) ed EP (2021) entrambi eponimi, si riaffacciano sul mercato con questo nuovo disco. “Expendables” suona leggermente diverso rispetto ai precedenti lavori, mettendo parzialmente da parte l’anima punk, per esplorare territori musicali decisamente lontani dalla furia hardcore con i quali i cinque si sono affermati in anni di gioventù. Sin dal brano d’apertura “Targets” il suono è decisamente più connotabile in ambito power-pop, cosa che ricorrerà anche in altri episodi dell’album per mettere maggiormente in evidenza quella che è l’anima del disco: melodie sempre e comunque in primo piano. Infatti, molto spesso il suono appare in un certo senso “frenato” per mettere in evidenza il cantato. Questa è la sensazione che si avverte nei brani che fanno un po’ il verso ai Bad Religion (la title-track, “Damage Done”) anche se risultano complessivamente piacevoli all’ascolto. Ecco allora che “Expendables” vive un po’ di alti e bassi, piacevole da ascoltare ma che non dà mai l’idea di essere un disco che rimarrà nel tempo seppure riesca anche a piazzare buoni colpi quando mette in sequenza brani pregevoli come la già citata “Damage Done”,“Madtown” e “Caught In Between” mostrando che il pedigree dei musicisti è notevole ed in questo caso ben speso.
I testi cantati da Dennis Lyxzén sono abbastanza barricaderi e per nulla stucchevoli seppure non proprio messi bene a fuoco. Il disco si avvale della produzione di Adam “Atom” Greenspan (IDLES, Yeah Yeah Yeahs), che ha reso più pulito il suono delle chitarre, senza farle suonare mai troppo aggressive, o perlomeno cercando di renderle più appetibili se ascoltate alla radio.
In definitiva ci troviamo davanti ad un album piacevole da ascoltare ma che sembra mancare di quel quid in più che ti spinge a ritornarci su per ascoltarlo di nuovo, una volta che è finito.

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