Intervista Not Moving LTD
Realizzata per Freakout Magazine e pubblicata il 31/5/2022
foto di Antonio Viscido
Tra gli appuntamenti discografici che stanno contrassegnando questo 2022 c’è sicuramente il ritorno dei Not Moving LTD che attraverso le canzoni di “Love Beat” hanno dimostrato non solo di essere, anche in questa nuova line up, all’altezza del loro glorioso passato, ma anche di potersi proiettare nel futuro senza rischiare di avere dei passaggi a vuoto, oppure di proporsi con un suono non adatto alle giovani generazioni. Abbiamo rivolto una serie di domande a Rita ‘Lilith’ Oberti, Dome La Muerte, Antonio ‘Tony’ Bacciocchi e Iride Volpi su questo loro nuovo album e sul rinnovato interesse intorno alla loro musica.
Avete riveduto e corretto il nome storico della band trasformandolo in Not Moving LTD, cosa vi ha spinto in questa scelta? Il rispetto per i membri che non ne fanno più parte, oppure semplificare il fatto che oggi siete una band diversa?
DOME: “I motivi per cui abbiamo aggiunto ltd sono proprio quei due che hai menzionato nella domanda, sapevamo che due elementi originali, questa volta non sarebbero tornati per un’ennesima reunion, e abbiamo colto al volo questa occasione, per ripartire freschi di nuove energie e idee. All’inizio ci siamo limitati a riarrangiare in maniera più scarna, primitiva e “crampsiana” i nostri vecchi brani, ma poi dopo 3 anni sui palchi e in sala prove abbiamo sentito che era il momento di fissare questo momento, per noi, magico, prima con un 7″, e poi con un vero e proprio album”.
Potevate tranquillamente girare l’Italia divertendovi ad essere una sorta di cover band di voi stessi, anche se non vi ci vedo molto, da cosa è nata l’esigenza di scrivere materiale nuovo?
ANTONIO: “Non abbiamo mai avuto programmi precisi, abbiamo lasciato che le cose accadessero e quando è stato il momento abbiamo capito che poteva essere l’ora di provare a scrivere qualcosa di nuovo. E sinceramente credo che le cose siano andate davvero bene e che “Love Beat” sia il nostro miglior disco di sempre”.
RITA: “Proprio non ci interessava fare la cover band dei Not Moving e c’era la volontà di mettere ciò che abbiamo sviluppato in 30 anni di lontananza e, per quanto riguarda me, Tony e Dome, sottolineo che abbiamo sempre continuato a suonare e a creare anche cose diversissime dai Not Moving. Anche elementi gospel, di cabaret, teatrali che sono finiti nei solchi di “Love Beat”.
Immagino che il periodo pandemico abbia complicato un po’ il processo creativo, anche se poi effettivamente siete sempre una band che ha vissuto il processo di composizione a distanza sull’asse Piacenza-Pisa. Com’è andata stavolta con l’ausilio della modernità? È cambiato qualcosa?
ANTONIO: “La lontananza forzata è stata un incentivo a comporre e cercare di superare la difficoltà del lockdown. Dome mandava riff di chitarra, Rita creava linee melodiche. In un momento di “libertà” sono riuscito a fare delle tracce di batteria di prova. Da lì è nato il materiale demo su cui ragionare e lavorare”.
Cosa ha portato di nuovo Iride Volpi nel suono dei Not Moving?
DOME: “L’ ingresso di Iride, che già’ suonava con me nell’ultima line up dei Diggers, è stata un’ idea di Rita e Tony, ed è stata fondamentale sia per la scelta di usare due chitarre senza basso, sia per il suo stile R’n’R. Nonostante sia di un’altra generazione, abbiamo gli stessi idoli”.
RITA: “Il suo apporto è anche molto bello sul palco, oltre ad essere una solida chitarrista (a cui sono riservati molti assoli) ha anche una bellissima presenza scenica”.
IRIDE: “Il cambio di formazione ha portato dalle radici dei Not Moving alla nascita di un gruppo “nuovo” i Not Moving LTD. L’aggiunta della mia chitarra e l’assenza di basso hanno portato un suono diverso e identitario della nuova formazione. Sono di un’altra generazione rispetto a loro tre ma i gusti e lo stile di suonare sono compatibili e integrati nel gruppo”.
“Love Beat” oltre ad essere un titolo che evoca i Gun Club, una delle tante influenze che in gioventù vi sono state accostate, credo renda molto bene l’idea di quello che un ascoltatore possa trovare nel disco: ovvero una profonda anima blues.
RITA: È un tentativo di fare emergere quello che c’è di buono non quello che viene ritenuto tale. Il pezzo è piuttosto scuro e tutto quello che c’è dentro parla di demoni, diavoli, tentazione, solitudine, esclusione. Accostato a riferimenti romantici tipo “and little rose got nothin to say”
Come è giusto che sia, per una band che ha oltre 40 anni di attività, avete cambiato registro, mettendo quasi da parte l’irruenza punk in favore di un suono rock, più classico quasi roots, trovate corretta questa mia sensazione?
DOME: “Con questo album è vero che abbiamo sperimentato suoni diversi dalle origini, ma l’attitudine punk rimane, specie in brani come ‘Dirty Time’, ‘Don’t Give Up’ o ‘Going For A Ride’, e le radici sono sempre le stesse, abbiamo solo allargato il campo d’azione”.
Non avete comunque disdegnato di esplicitare il vostro legame storico con i Cramps riprendendo “Primitive” che è sì un brano firmato dalla band newyorchese Groupies, ma che tutti conosciamo nella versione che ne fecero Lux Interior, Poison Ivy e soci.
RITA: “Le radici sono sempre quelle. Siamo stati il primo gruppo, perlomeno in Italia a citare i Cramps, nel lontano 1981 quando erano pochissimi a conoscerli da noi. Il brano era già in repertorio dal vivo e ha assunto una connotazione particolare con la voce femminile. Per cui ha trovato un posto perfetto nel disco come unica cover”.
La tua voce, Lilith, è diventata ancora più profonda e viene esaltata in alcuni brani come ad esempio “Deep Eyes” quando viene “accompagnata” dal raddoppio vocale di Dome e Iride, una soluzione che può essere ancora più sviluppata in futuro?
RITA: “Abbiamo sempre avuto brani con i cori (venivamo non a caso paragonati agli X, come facciamo d’altronde anche in questo disco con “Goin For A Ride” e “Don’t give up”). Qui li abbiamo curati maggiormente”.
Come sono andati i concerti di questa rinnovata formazione dei Not Moving? Com’è stato tornare a suonare soprattutto dopo gli ultimi due anni in cui il settore musicale, inteso come lavoro, ha sofferto più che ogni altra categoria il totale ostracismo dei governi che si sono succeduti?
RITA: “Abbiamo perso il conto del tempo passato ma era la cosa che volevamo fate più di ogni altra an che se nel frattempo è davvero cambiato un mondo, anche se i nostri concerti sono sempre molto bene, oltre ogni aspettativa”.
IRIDE: “I concerti hanno sempre avuto una buona partecipazione e abbiamo visto entusiasmo nel pubblico, che ci ha trasmesso la carica per andare avanti per la nostra strada”.
Che tipo di pubblico avete trovato davanti a voi?
RITA: “Inaspettatamente tanti giovani che non ci conoscevano e si sono entusiasmati per la nuova scoperta. Oltre, naturalmente, a tanti vecchi fan”.
IRIDE: “La cosa bella è stata trovare nella maggior parte dei casi un pubblico misto, di vecchi fans e di giovani che in alcuni casi conoscevano già i Not Moving, ma in altri casi hanno avuto l’occasione di scoprirci per la prima volta”.
Antonio da molti anni sei un apprezzato scrittore e critico musicale, questo tuo ruolo come ha “filtrato” i giudizi che ha ricevuto “Love Beat”?
ANTONIO: “Paradossalmente alcuni giornalisti mi hanno confessato di essere stati più tiepidi di quanto realmente pensassero nel loro giudizio a causa della nostra ultradecennale amicizia. In generale il giudizio su “Love Beat” è stato unanimemente positivo anche da parte di chi non conosco e con cui non ho mai avuto rapporti e questo mi rende molto contento”.
Vorrei concludere questa chiacchierata con un’altra domanda per te Antonio e che riguarda la collana che stai curando per Cometa Rossa: una serie di libri in edizione limitata a 100 copie dedicata a figure imprescindibili del rock, (alcuni scritti in prima persona, seppure con diversi contributi di altri esperti, siano essi artisti oppure album epocali). Com’è nata quest’idea e quali sviluppi avrà dopo i 4 volumi sinora pubblicati?
ANTONIO: È un mio “sfogo” per potere pubblicare libri su argomenti che altrimenti non troverebbero spazio nell’editoria tradizionale. Le 100 copie sono esplicitamente in funzione della fruzione da fan accanito. Una sorta di spirito fanzinaro che mi ha sempre animato in veste più “ufficiale” I libri si rivolgono appunto a un centinaio di persone e sono distribuiti solo ed unicamente da HellNation. I primi quattro titoli sono stati infatti dedicati a “Sandinista” dei Clash, agli Small Faces, a Graham Day dei Prisoners (scritto con Luca Frazzi) e a “Exile On Main Street” degli Stones (scritto da Roberto Calabrò).
Ogni libro è uscito in occasione di una ricorrenza (i 40 anni dell’album dei Clash, i 50 di quello degli Stones, i compleanni di Steve Marriott e Graham Day). Nel 2023 previsti altri due titoli (che saranno svelati solo il giorno della pubblicazione). La cosa bella è che mi diverte molto e che i libri vanno subito sold out”.
Commenti
Posta un commento