Yo La Tengo – This Stupid World (Matador)
Scritto per Freakout Magazine e pubblicato il 20/2/2023
Se c’è una band che meglio di chiunque altra possa essere presa a fare da esempio su cosa è stato l’alternative rock degli ultimi 40 anni, questi sono sicuramente gli Yo La Tengo di Ira Kaplan, Georgia Hubley e James McNew, perché nessuno meglio di loro ha saputo travalicare ogni genere o movimento: dallo slowcore al post-rock, dal noise al college rock, passando per il lo-fi ed il post-punk, sintetizzandolo in ben diciasette album dei quali questo “This Stupid World” può essere considerato la summa migliore che si potesse fare dopo una carriera consolidata nella fama di culto che hanno raccolto in tutto questo tempo.
Questo perché il trio di Hoboken, non ha mai raggiunto una fama estesa, tanto da riuscire a restare un tesoro nascosto al grande pubblico, ma con un seguito fedele e consolidato che non mancherà di godere di questa nuova raccolta di canzoni.
La prima novità che riguarda “This Stupid World” è quella di essere un disco totalmente autoprodotto in fase di registrazione e mixing, cosa che ha reso ancora più potente l’idea di fondo che sorregge tutto il lavoro: uno sguardo sul mondo e sul tempo che passa inesorabilmente, con la vita che volge al culmine, ma non per questo accettarlo passivamente. Un’altra cosa che emerge subito sin dalle prime note del brano d’apertura “Sinatra Drive Breakdown” è il contrasto tra le chitarre noisy, maltrattate da Kaplan e la batteria suonata in maniera soffusa, e ben diversa dal solito, da Georgia Hubley cui si unisce il basso di McNew per creare un ritmo di sostanzioso sostegno alle scorribande di Kaplan che rievocano tanto i Sonic Youth. A seguire arriva “Fallout” uno dei pezzi migliori del disco e forse dell’intera produzione firmata YLT, una canzone perfette per le college radio, che se fosse uscita negli anni ’90 sarebbe potuta diventare una hit clamorosa, con la sua melodia appiccicosa che è difficile scacciare dalla mente e sempre con la ricerca di non arrendersi al tempo che passa ma cercare di fuggire da esso: “Voglio cadere fuori dal tempo/tornare indietro, rilassarmi/Prima che diventi troppo forte, prima che mi metta fuori gioco”.
“Tonight’s Episode” si regge tutta su di un tema di basso/batteria ripetuti quasi senza soluzione di continuità con un cantato delicato che contrasta in maniera evidente con il rumore di fondo creato da Kaplan. Un altro brano chiave del disco è “Aselestine”, delicata ballata che affronta con leggerezza il tema della morte, con amici cari che se ne vanno e dolore che non si rimargina. Questo tema è reso ancora più presente nella successiva “Untill It Happens” con un testo che vive di contrasti e mente invita a prepararsi all’inevitabile “preparati a morire/Preparati finché sei in tempo” poche strofe dopo cambia con un perentorio “resta vivo” sempre in quell’ottica di non farsi travolgere dal tempo che passa.
“Brain Capers” è un’altra cavalcata chitarristica che serve ad introdurre il gran finale dell’album con la title track che omaggia chiaramente i Velvet Underground per tutti i suoi lunghi 7’27” intrisi di noise, per poi concludersi con la delicata “Miles Away” che sintetizza ancora una volta tutto il tema del disco quando Georgia canta: “Attendi il tuo tempo/Trattenere i pensieri per ora/I fardelli aumentano/Distogliere lo sguardo/Il dolore si insinua comunque/Ti senti solo/Gli amici non ci sono più”. Ancora una volta gli Yo La Tengo sono riusciti a sorprenderci in positivo confezionando un disco pieno di suoni che sono talmente familiari da non potere desiderare di meglio da ascoltare in questo “stupido mondo che ci sta uccidendo”.
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